Archivi del mese: ottobre 2011

Rapporto Oms, in Italia occorrono 70 mila infermieri stranieri. Pochi i medici in un mercato chiuso anche agli italiani.

Sono 33 mila gli infermieri professionali immigrati: un quarto romeni, uno su dieci polacco.
L’Italia “attrae” molti infermieri stranieri, soprattutto romeni e polacchi, che complessivamente rappresentano l’11% degli infermieri nel nostro Paese. Molto più contenuta la quota di medici stranieri, che oscillano tra l’1 e il 4%, principalmente tedeschi. Sono invece in continua crescita i medici italiani, tra cui psichiatri e neuropsichiatri infantili, che emigrano nel Regno Unito per lavorare, a causa del mancato riconoscimento del merito e i salari bassi in patria. È questo il quadro che emerge dal rapporto dell’Oms sulla mobilità del personale sanitario in Europa.
Secondo l’Oms, in Italia vi sono 4 medici ogni 1000 cittadini contro una media Ocse di 3 ogni 1000. In questo contesto, spiega l’organizzazione, il mercato del lavoro è chiuso per gli stranieri.
Diverso è il caso degli infermieri, settore ove si stima un fabbisogno di 70mila addetti. Attualmente il personale infermieristico straniero è l’11% e il suo numero è costantemente aumentato negli anni. Si è passati infatti, secondo il registro dei collegi degli infermieri dell’Ipasvi, da 2.612 nel 2002 a 6.730 nel 2005 (pari al 2%), per poi esplodere nel 2008, dove si è raggiunta quota 34.043, di cui 33.364 sono infermieri professionali. Provengono da Romania (25%), Polonia (10.7%), Svizzera (7%), Germania (5.6%) e Perù (5.3%). Da Albania, Francia, India e Spagna arrivano 1.100-1.300 infermieri ciascuno, ognuno pari al 3,5%.

Per maggiori informazioni visita il sito dell’Ufficio europeo dell’Oms e scarica il rapporto (pdf 5,9 Mb).

http://www.epicentro.iss.it

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Pronte le “pagelle” degli ospedali italiani. Ma non è detto che saranno rese pubbliche

Il Corriere della Sera anticipa i primi numeri delle performance ospedaliere del Programma nazionale esiti del ministero della Salute e Agenas. Ma il complesso dei dati resta ancora top secret perché non c’è accordo sul fatto di renderli pubblici o limitarne l’uso alle analisi tecniche.

31 OTT – In alcuni centri di Piemonte o Lombardia si può essere operati di bypass con un rischio di mortalità sovrapponibile a 0. Ma al Sud il rischio sale al 5% fino a sfiorare, in alcune strutture, l’8%. E ci sono ospedali dove l’80% dei parti avviene con il cesareo.
Sono alcuni dei dati preliminari, anticipati sul Corriere della Sera di oggi, del Programma nazionale esiti realizzato dall’Agenas per conto del ministero della Salute. Ben 1.475 strutture pubbliche e private sotto la lente, con 47 prestazioni passate al setaccio in base alle schede di dimissione ospedaliera del 2009.

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Un progetto di cui si aspettano i risultati complessivi e definitivi nel corso dei prossimi mesi. Ma parte di essi sono già stati presentati in commissione Igiene e Sanità del Senato nelle scorse settimane e la scorsa estate l’Agenas ha consegnato alle Regioni un’edizione del programma realizzata sugli esiti degli anni 2005-2009, come aveva anche annunciato a Quotidiano Sanità Carlo Perucci, direttore scientifico del Programma, in un’intervista nel maggio 2010. Il Programma nazionale esiti, peraltro, muove i passi proprio dall’esperienza del programma P.Re.Val.E. della Regione Lazio coordinato, negli anni passati, dallo stesso Perucci.

Ma quelli pubblicati oggi dal quotidiano milanese potrebbero restare gli unici dati di questa ricerca conosciuti al grande pubblico. Come sottolineava infatti a maggio lo stesso Perucci che, favorevole alla pubblicazione, non nascondeva però l’esistenza di forti perplessità in merito anche tra le stesse Regioni, e come scrive ancora oggi il Corriere della Sera si sta tuttora ragionando sull’opportunità di renderli consultabili da tutti i cittadini italiani o se non sia meglio lasciarli nelle sole mani delle istituzioni e dei tecnici, che già oggi possono accedere ai dati su internet esclusivamente attraverso l’inserimento di un codice personale. Le “pagelle”, infatti, nascono per permettere ai responsabili delle strutture e dei servizi sanitari regionali di intervenire dove le cose non funzionano per aggiustare il tiro. E sono scritte in un linguaggio tecnico. Ma il ministero non esclude di elaborare una versione di più semplice lettura da rendere disponibile ai cittadini.

Arriviamo ai dati. Il Corriere della Sera si concentra in particolare su 3 indicatori tra i più rappresentativi della capacità delle strutture sanitarie di garantire la qualità delle prestazioni: mortalità a 30 giorni dall’intervento di Bypass Aortocoronarico (Bpac), proporzioni di parti cesarei primari, intervento chirurgico entro 48 ore a seguito di frattura del collo del femore nell’anziano. Le probabilità di recupero del paziente per questo intervento, infatti, dipendono più dalla tempestività delle cure che non dalla gravità della malattia in sé.

Mortalità a 30 giorni dall’intervento per bypass. Occorre anzitutto sottolineare che nel 2009 circa 30 ospedali non hanno superato la soglia dei 50 bypass all’anno mentre il volume considerato accettabile per la sicurezza del malato è di 200.
In generale, la media italiana di mortalità è del 2,2% (poco più di due pazienti su 100 muoiono a un mese dall’operazione). Tra le eccellenze il Monzino di Milano, la Poliambulanza di Brescia, le Molinette a Torino. Al di sotto dell’1,5% il Sacco di Milano, gli ospedali Riuniti di Bergamo, il Careggi di Firenze, il San Camillo Forlanini di Roma (con 0,79%), l’Ismett di Palermo. Ma la mortalità sale al sud, è superiore al 5% a Salerno, al Monaldi di Napoli, presso la casa di cura San Michele (Caserta, quasi 8%), al Papardo di Messina ma anche al Sant’Andrea e al Campus Biomedico di Roma.

Intervento entro 48 ore per frattura di femore. Opportunità negata in decine di ospedali del sud dove appena 5 pazienti su 100 vengono operati rispettando le linee guida internazionali. Ma anche a Milano (Niguarda, San Paolo) si scoprono gravi ritardi.

Cesarei. La forbice è davvero ampia. Si va dalle percentuali virtuose del Buzzi di Milano, ospedali Riuniti di Bergamo, casa di cura per il Bambino di Monza (dove meno di 10 donne su 100 partoriscono con la chirurgia) a realtà del sud che potrebbero essere definite vere e proprie fabbriche di cesarei. Case di cura private dove 8 donne su 10 ricevono il taglio probabilmente senza criteri di appropriatezza, solo perché vantaggioso sul piano della remunerazione. La Campania è maglia nera, ma esempi negativi si registrano anche in Piemonte: alla clinica Sedes Sapientiae il cesareo è scontato (9 volte su 10).

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Ridurre le re-ospedalizzazioni a 30 giorni. Sì può fare, con la “complicità” del paziente

In Italia il 5,4% dei ricoveri è costituito dal ritorno forzato in ospedale di un paziente dimesso meno di 30 giorni prima per una complicazione dovuta in genere a una cattiva gestione delle prime dimissioni. Per evitare il fenomeno essenziale il coinvolgimento del paziente

31 OTT – La re-ospedalizzazione a 30 giorni dalla dimissione è un evento frequente che, oltre a ridurre la qualità dell’assistenza, determina ingente spreco di risorse economiche. La sua rilevanza è stata definitivamente legittimata dal sistema di valutazione della performance dei sistemi sanitari regionali, messo a punto dal ministero della Salute in collaborazione con il Laboratorio management e sanità della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Infatti, uno dei 34 indicatori previsti dal sistema è proprio la “percentuale di ricoveri ripetuti entro 30 giorni per stessa MDC”, corretto per lo scostamento dal tasso nazionale di ospedalizzazione per ricoveri ordinari acuti. Nel report relativo al 2008, rispetto a una media interregionale del 5.4%, la percentuale di ricoveri ripetuti a 30 giorni varia dal 3.32% del Piemonte al 7.60% della Puglia.
Tutte le organizzazioni sanitarie oggi attuano vari interventi organizzativi finalizzati a ridurre il tasso di re-ospedalizzazione a 30 giorni. Ma quali sono quelli di documentata efficacia?
La risposta è arrivata il 18 ottobre da Hansen LO et coll sugli Annals of Internal Medicine, con una revisione sistematica che ha valutato l’efficacia degli interventi volti a ridurre i ricoveri ripetuti a 30 giorni dalla dimissione, con esplicita esclusione degli studi che arruolavano popolazione pediatrica, ostetrica e psichiatrica. Gli Autori, selezionando 43 studi (16 trial controllati randomizzati, 20 studi di coorte e 7 studi non controllati before-after),  hanno definito una specifica tassonomia che organizza 12 interventi in 3 categorie “temporali”, definite dal timing in cui vengono erogati i singoli interventi.

1. INTERVENTI PRE-DIMISSIONE
* Educazione del paziente
* Discharge planning, che in Italia viene identificata con la dimissione protetta. In realtà, se un discharge planning prevede uno specifico documento contenente raccomandazioni cliniche da effettuare al domicilio, spesso le dimissioni protette con motivazioni prevalentemente sociali non prevedono raccomandazioni cliniche per i professionisti sanitari.
* “Riconciliazione” delle terapie farmacologiche: processo che, a partire dal confronto tra la lista dei farmaci assunti dal paziente (ricognizione) e quelli che dovrebbero essere somministrati, permette di definire una prescrizione farmacologica appropriata e sicura.
* Programmazione di un appuntamento di follow-up.

2. INTERVENTI POST-DIMISSIONE
* Comunicazione tempestiva alle cure primarie di tutte le informazioni relative al paziente.
* Presa in carico tempestiva e follow-up da parte delle cure primarie.
* Follow-up telefonico.
* Linee dedicate di assistenza telefonica per i pazienti.
* Visite domiciliari eseguite dallo staff infermieristico per verificare la compliance terapeutica e l’appropriatezza del follow-up ambulatoriale, oltre che per monitorare la sintomatologia.

3. INTERVENTI NEL CONTINUUM OSPEDALE-TERRITORIO
Definiti bridging, sono erogati sia prima che dopo la dimissione, offrendo un raccordo tra il setting ospedaliero e quello territoriale.
* Transition coaches: letteralmente “istruttori nella fase di transizione”, si identificano con il personale  infermieristico che fornisce specifiche istruzioni al paziente prima della dimissione e che dopo la sua dimissione esegue le visite domiciliari (si veda sopra).
* Continuità assistenziale tra ospedale e territorio.
* Istruzioni di dimissione patient-centered.
Apparentemente questi interventi derivano da quelli inclusi nelle categorie precedenti (educazione dei pazienti, dimissioni protette, visite domiciliari, follow-up telefonico, comunicazione con le cure primarie); in realtà, quando inseriti in questa categoria gli interventi vengono rimodulati enfatizzando sia un approccio longitudinale del processo di cura dall’ospedale al territorio, sia il ruolo dei pazienti e dei professionisti sanitari nel garantire una “transizione” sicura tra i due setting assistenziali.

Due i messaggi pratici:
* Nessun intervento, utilizzato da solo, è regolarmente associato a una riduzione delle re-ospedalizzazioni a 30 giorni.
* Alcuni interventi sembrano particolarmente promettenti: in particolare le istruzioni di dimissione patient-centered e il follow-up telefonico,  inclusi in tutti i trial controllati e randomizzati, hanno sempre migliorato l’efficacia del “pacchetto dimissione”. Verosimilmente, l’efficacia di questi interventi è legata alla “caduta di tensione” assistenziale e informativa che i pazienti sperimentano nel passaggio dall’ospedale al territorio.
Una considerazione finale: nonostante i limiti metodologici rilevati dagli stessi Autori, sembra che gli interventi più efficaci siano quelli che prevedono differenti modalità di informazione e coinvolgimento del paziente perché trasformano la dimissione ospedaliera da un processo che il paziente “subisce”, a un processo in cui viene attivamente coinvolto.

Nino Cartabellotta
Presidente Fondazione GIMBE

Fonte
Hansen LO, Young RS, Hinami K, et al. Interventions to reduce 30-day rehospitalization: a systematic review. Ann Intern Med 2011;155:520-8.

http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=5876

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Montagnier ai neo-medici: «Siate innovativi senza fretta»

Al campus di Fisciano la lezione del Premio Nobel che è stato insignito del Premio Scuola Medica Salernitana alla carriera e del sigillo dell’Università degli Studi di Salerno

Montagnier riceve il premio alla carrieraMontagnier riceve il premio alla carriera

 

SALERNO — «Abbiate uno spirito innovativo e cercate di non essere frettolosi. Bisogna ascoltare i pazienti, considerare che sono malati ed aiutarli»: è questo l’auspicio che il Nobel per la Medicina, Luc Montagnier, insignito del Premio Scuola Medica Salernitana alla carriera e del sigillo dell’Università degli Studi di Salerno, ha rivolto ai 132 giovani neolaureati in occasione del Giuramento di Ippocrate, ieri pomeriggio nel campus di Fisciano. È sulla necessità della prevenzione che ha insistito l’illustre virologo, che nel 1983 ha scoperto il virus Hiv dell’Aids ed autore del libro «La scienza ci guarirà», in cui ipotizza che nel 2050 si potrà vivere fino a 120 anni. «Non ci sono segreti, ma successioni di progressi scientifici. Occorre salvaguardarsi come persone, guarire e prevenire». Ispirazione e coscienza morale, alimentate dalla scienza, senza nessuna retorica, sono state il leit motiv del lungo discorso con cui il presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno, Bruno Ravera, ha introdotto il giuramento. «I valori etici sono inscindibili dai fatti biologici. Stiamo vivendo un momento difficile per il paese, che incide anche sulla sanità e da cui non è esente neanche l’Ordine dei medici, che si ritrova a discutere una profonda rivoluzione legislativa. Il sistema sanitario nazionale, che tutti criticano, è considerato tra i migliori al mondo dopo quello francese: tuttavia esiste un diffuso scetticismo verso la medicina e il 15% della popolazione fa ricorso a tecniche alternative, ritenute valide senza base scientifica. Il problema fondamentale – continua Ravera – è che il medico non sa più ascoltare il malato, non riesce più a dialogare. Non si tratta di curare, ma di «prendersi cura». Non si richiede carità o amore, ma solidarietà tra due esseri, tra chi soffre e chi può mitigare la sofferenza». Ha parlato di dedizione e di ricerche mediche applicate in campo umanitario anche Padre dottor Alberto Zamberletti, missionario in Guinea Bissau, a cui è stato conferito il Premio Medico dell’Anno. Fragorosi applausi per Paolo Macchiarini, Premio alla Ricerca Scientifica in Medicina. Il brillante chirurgo di fama internazionale, primo al mondo nell’ambito della chirurgia rigenerativa, ha provocato, con il suo intervento, una querelle intellettuale, determinata da visioni completamente divergenti, con il professore Enrico Gherlone, a cui è andato il Premio per la Ricerca Scientifica in Odontoiatria. «L’Università di Salerno è la prima ad invitarmi. Ci vuole coraggio – sottolinea Macchiarini, di origini per metà campane – penso che voi giovani vi meritiate di più di quello che l’Italia vi offre. Abbiamo una realtà ‘schifosa’, non all’altezza della storia dell’immenso potenziale culturale di questo paese. L’Università italiana è marcia, non per la formazione, ma dopo. La medicina è il mondo: aprite i vostri cuori, salvate i pazienti, dite quello che pensate e non smettete di sognare. I malati non sono numeri, ma esseri umani. Coraggio». «E’ come sparare sulla Croce Rossa – ha replicato Gherlone, vicepreside della facoltà di Medicina del San Raffaele di Milano – non è tutto così nero, ma bisogna cambiare le cose dall’interno. Lavoro a stretto contatto con il Ministero della Salute e abbiamo dato forte impulso alla sanità, con grande cuore ed impegno, guardando al futuro».

Barbara Landi
29 ottobre 2011

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Sanita’: in Italia 4 mila medici da Paesi musulmani, piu’ ginecologi e pediatri

Roma, 26 ott. (Adnkronos Salute) – Sono circa 4 mila i medici provenienti da Paesi a maggioranza musulmana che lavorano in Italia, un’ampia fetta dei 15 mila camici bianchi stranieri che esercitano nella Penisola. Più di 9 su 10, il 92%, sono di religione musulmana, il resto sono invece cristiani maroniti e copti. Per quanto riguarda le ‘quote rosa’ tra professionisti provenienti dai Paesi arabi, la percentuale delle dottoresse si attesta tra il 15% e 20%, contro il 53% sul totale dei dottori stranieri. Fanno eccezione i medici somali, nel 90% donne. A fornire i dati all’Adnkronos Salute è Foad Aodi, presidente dall’Associazione medici di origine stranieri (Amsi).

La specializzazione più diffusa è la ginecologia, seguita da pediatria, chirurgia generale, ortopedia, fisiatria, nefrologia e diabetologia. “In genere – spiega Aodi – si tratta di specializzazioni legate alle maggiori criticità dei Paesi d’origine. La ginecologia è spesso una di queste”. Ed è un settore, tra l’altro, in cui la sensibilità religiosa ha la sua influenza. “Per la religione musulmana – continua il presidente dell’Amsi – la vita è sacra, vietato quindi l’aborto. C’è molta attenzione alle fasi iniziali della gravidanza – i primi 40 giorni e i primi 4 mesi, che hanno particolare significato – e l’interruzione è permessa solo in casi di rischio grave per la madre, da qui il ricorso all’obiezione per i medici più osservanti”.

Una scelta fatta, però, da questi medici in percentuali molto basse nel nostro Paese, circa il 10%: “molto dipende anche dai Paesi di origine, dal diverso modo di affrontare la questione e, ovviamente, dalle scelte individuali e di coscienza”, aggiunge Aodi. I ginecologi e le ginecologhe straniere in Italia, inoltre, sono anche quelli che hanno più problemi per trovare lavoro, “visto che sono di più: nel Lazio, ad esempio, ci sono 80 pediatri e 75 ginecologi stranieri. Ricevo continuamente lettere di colleghi che non riescono a inserirsi e trovare occupazione”, conclude Aodi.

 

http://www.agenziaaise.it/migrazioni/immigrazione/96621-in-italia-4-mila-medici-da-paesi-musulmani-piu-ginecologi-e-pediatri.html

 

http://www.libero-news.it/news/854508/Sanita–in-Italia-4-mila-medici-da-Paesi-musulmani-piu–ginecologi-e-pediatri—-.html

 

http://it.notizie.yahoo.com/sanita-italia-4-mila-medici-da-paesi-musulmani-153500310.html

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Milano e la Fuga dei Talenti

E’ davvero “food for thought” questo articolo di Alessandro Rosina, docente universitario e presidente di ITalents. Che ci spiega, una volta di più, perché il “brain drain” italiano rischia di avere effetti devastanti per il nostro Paese. Lo fa partendo da Milano, una città che si prepara a divenire un “case study”, dopo aver lanciato la prima indagine conoscitiva sugli italiani all’estero.

Potete compilare il modulo cliccando su questo link: CLICCA QUI PER COMPILARE L’INDAGINE (aperta a tutti gli expats, non solo ai milanesi di origine).

Da “Repubblica Milano”, 17/10/2011

L’ ITALIA è l’ unico grande paese europeo con saldo negativo tra cervelli che se ne vanno e quelli che si riesce ad attrarre. Abbiamo sempre meno giovani, come conseguenza della nostra persistente denatalità, ed incentiviamo quelli più qualificati e dinamici ad andarsene. Milano non fa eccezione. Qui i giovani, in rapporto al resto della popolazione, sono ancor meno rispetto al resto del paese. Qui le ambizioni, la voglia di fare, di contare e di innovare tendono ad essere più alte, comuni al resto d’ Italia sono però i limiti di un mercato del lavoro che scade troppo facilmente nell’ offerta di precarietà, di un sistema di welfare incapace di sostenere l’ autonomia, di un modello di sviluppo che non sa mettere le nuove generazioni al centro della crescita. La metropoli ambrosiana continua ad essere, è vero, una delle realtà più dinamiche d’ Italia, ma le opportunità che sa offrire ai giovani rimangono sensibilmente al di sotto di quanto essi possono trovare nelle città più avanzate d’ Europa. Il rischio è quello di sprofondare in una spirale negativa: il brain drain può infatti essere considerato allo stesso tempo causa e conseguenza dell’ impoverimento economico e sociale, oltre che demografico, del luogo di origine. UN CIRCOLO vizioso che solo una politica con un piano solido e credibile di investimento sulla qualità del capitale umano e sulla sua valorizzazione può spezzare. C’ è poi da aggiungere che negli ultimi anni ad andarsene sono sempre di più anche i giovani che provengono da famiglie con status sociale medio-alto. Un paese con mobilità sociale bloccata in una prima fase penalizza soprattutto i figli delle classi sociali più basse, ma non creando un sistema all’ interno del quale ciascuno è incentivato a dare il meglio di sé, comprime alla fine la crescita comune con l’ esito di restringere le opportunità di tutti. Proprio questa consapevolezza ha consentito ad una proposta di legge utile e sensata di trovare un consenso bipartisan in Parlamento. Questa legge, chiamata suggestivamente “controesodo”, ha l’ intelligenza di non mettere dei posti di blocco all’ uscita, ma di potenziare le corsie per favorire il rientro. L’ idea è infatti che la circolazione dei cervelli sia un fenomeno positivo, il problema si presenta quando chi se ne è andato non trova più conveniente tornare perché le condizioni fuori sono decisamente più favorevoli. La misura prevista dalla legge è quella degli incentivi fiscali ai lavoratori under 40 che tornano in Italia dopo un periodo di occupazione di almeno due anni all’ estero. Gli incentivi però non bastano se non sono accompagnati anche da altre azioni mirate sul territorio, che consentano il re-innesto di successo. Il Comune di Milano sembra orientato a fare la sua parte, come ha più volte ribadito l’ assessore Tajani. Ma questa è in ogni caso solo una faccia della medaglia. L’ altra è costituita dai tanti che decideranno comunque di non tornare, ma che non per questo rinunciano a sentirsi parte attiva del processo di crescita economia, sociale e culturale della propria città di origine. I milanesi all’ estero vanno comunque considerati una patrimonio da coinvolgere e valorizzare, tanto più in un mondo sempre più connesso e globalizzato. Cosa si prevede di fare per essi e con essi? Esiste una “Milano diffusa” che ha potenzialità che vanno ben oltre i propri confini.

ALESSANDRO ROSINA

http://fugadeitalenti.wordpress.com/2011/10/28/milano-e-la-fuga-dei-talenti

 

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CONGRESSO NAZIONALE AIUG – TORINO 6 – 8 NOVEMBRE 2011: agevolazioni per i Giovani Medici

Si svolgerà quest’anno a Torino dal 6-8 Novembre 2011, presso il Centro Congressi del Lingotto, il XXI Congresso Nazionale AIUG – Associazione Italiana di Urologia ginecologica e del pavimento pelvico, dal titolo “La Pelvi: Centro di Gravità Permanente”.

Abbandonando lo schema classico dei congressi nazionali, quest’anno i partecipanti seguiranno tre diversi percorsi: diagnostico, posturale-riabilitativo e chirurgico. Tavole rotonde e sessioni video faranno da guida all’approfondimento dei vari itinerari, con un momento di sintesi comune, che darà la possibilità ai vari partecipanti di avere una visione globale dei singoli percorsi fornendo uno strumento di grande utilità didattica.

Vista l’attualità e l’importanza anche sociale dei temi affrontati, gli Organizzatori hanno voluto riservare una particolare attenzione ai futuri medici e agli Specializzandi, ai quali non solo è stata data l’opportunità di partecipare al Congresso gratuitamente ma anche di usufruire del soggiorno a spese dell’Associazione (fino ad esaurimento posti).

In allegato il programma (clicca qui).

 

Per informazioni: Roberta r.paravani@triumphgroup.it  06 35530228

Triumph C&C  , Via Lucilio 60  00136 Roma   + 39 06 35530213  aiug2011@triumphgroup.it

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IL CERTIFICATO PER LA PATENTE DI GUIDA: STRUMENTO DI SANITA’ PUBBLICA O OCCASIONE DI AUMENTO DEL RISCHIO PROFESSIONALE?

CONVEGNO: IL CERTIFICATO PER LA PATENTE DI GUIDA: STRUMENTO DI SANITA’ PUBBLICA O OCCASIONE DI AUMENTO DEL RISCHIO PROFESSIONALE?

RISERVATO SOLO AGLI ISCRITTI DELL ORDINE DEI MEDICI DI MILANO

Convegno ECM – 19 novembre 2011 Sala S.Ambrogio  p.zza S.Ambrogio 15   Milano

Responsabile scientifico Dott.ssa Maria Grazia Manfredi

 

 

 

 

 

 

 

8,30 -9,00       Registrazione dei partecipanti

9,00-9,20        Breve introduzione sulla normativa

(Dott. Roberto Carlo Rossi –Vicepresidente Ordine dei Medici di Milano e Provincia)

9,20-9,40        Il MMG e la certificazione per l’idoneità alla guida: dal certificato anamnestico a quello dei precedenti morbosi      (Dott.ssa Rita Cambieri – MMG)

9,40 –10,00     L’anziano alla guida: il contributo del  medico curante

(Dott. Antonio Vitello- Medicina Legale ASL Milano)

10,00-12,00    Patologie che controindicano o che rendono pericolosa la guida:

–       Patologie cardiovascolari                     (Dott.ssa Eleonora Tobaldini – Osp Sacco)

–        Sindrome delle apnee notturne            (Dott.Arnaldo Andreoli – Osp Sacco)

–       Diabete mellito e sue complicanze        (Dott.ssa  Milena Muratori – Osp Sacco)

–       Patologie di interesse psichiatrico e assunzione di sostanze psicoattive

(Dott. Costanzo Gala – Osp S Paolo)

–     Alcol e guida                             (Dott. Liborio Pagliaro NOA –ASL Milano)

–     Epilessia                                   (Dott. Fabio Minicucci –Osp S Raffaele)

12,00-12,20    La gestione del rischio nella certificazione medica

(Prof. Umberto Genovese- Medicina legale Università degli Studi di Milano)

12,20-12,30    Conclusioni e compilazione del questionario ECM

CLICCA QUA PER SCARICARE LA Locandina SNAMI_patente

CLICCA QUA PER SCARICARE LA SCHEDA DI ISCRIZIONE

CLICCA QUA PER SCARICARE PROGRAMMA CORSO

 

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ELEZIONI ORDINE DEI MEDICI DI MILANO 19-20-21 NOVEMBRE 2011- ISTRUZIONI DI VOTO E LISTA DA VOTARE

           www.giovanemedico.it

Elezioni del Consiglio e del Collegio Revisori dei Conti

19-20-21 Novembre 2011 dalle 9.00 alle 22.00

Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Milano

Programma dei Giovani Medici

 

1. Contrastare il precariato Medico: i giovani medici sono coloro che risentono più di altri della crisi contingente e che con difficoltà riescono ad entrare nel mondo del lavoro, con tutte le conseguenze del caso: incertezze nella sfera privata, mancanza di progettualità e crescita professionale, problemi nella maturazione della pensione. Attraverso l’Ordine si cercherà di sollecitare la Regione Lombardia in modo che si possa procedere a bandire concorsi di dirigente medico presso le strutture del SSR.

 

2. Vigilare che gli onorari e i contratti siano compatibili con il decoro professionale, perché venga garantita una prestazione etica a tutela del cittadino;

 

3. Difendere l’immagine della professione medica promuovendo e supportando iniziative che rendano più visibile, nei confronti dell’utenza e delle strutture sanitarie, la qualità e l’eccellenza professionale;

4. Promuovere la contrattualizzazione dei Medici in formazione specifica di Medicina Generale riconoscendo loro i diritti fondamentali (retribuzione, malattia, gravidanza) al pari dei Medici specializzandi;

 

5. Collaborare all’attività dell’Osservatorio Regionale per la Formazione Specialistica indispensabile a garantire una preparazione professionale adeguata per accedere alla realtà lavorativa ospedaliera;

6. Migliorare la formazione dei futuri Medici per renderla veramente adeguata allo standard europeo implementando la collaborazione con l’Università;

7. Difendere i diritti della donna Medico con particolare attenzione alla gravidanza e alla maternità;

8. Studiare ed attuare forme di tutela assicurativa di categoria e di assistenza legale mediata dall’istituzione ordinistica;

9. Ridurre la quota per giovani Medici nei primi tre anni di iscrizione all’Ordine professionale;

VOTA

TUTTI I NOMINATIVI DELLA LISTA indicando anche solo il NUMERO DI ISCRIZIONE ALL’ ALBO per evitare omonimie e quindi l’annullamento della preferenza.

15 nomi per il Consiglio Direttivo e 4 nomi per i Revisori dei Conti

n° albo

Consiglieri

ATTIVITA’

21203

Bonfiglio Giuseppe Medico Ospedaliero
     19478 Bovone Luciana Maria Medico di Medicina Generale

40763

Campolongo Giovanni Medico di Continuità Assistenziale

18748

Canto Giovanni Medico di Medicina Generale

28531

Di Caprio Luigi Medico di Medicina Generale

16461

Gala Costanzo Medico Ospedaliero

26123

Manfredi Maria Grazia Medico di Medicina Generale

20359

Marino Pietro Medico Ospedaliero

31351

Migliorini  Arnaldo Stanislao Medico Legale

30801

Parise Massimo Libero Professionista Odontostomatologo

17649

Pochintesta Giordano Pietro Medico Pensionato ENPAM

29650

Rossi Roberto Carlo Medico di Medicina Generale

13215      

Scanni Alberto Medico Oncologo

28105

Tamborini Ugo Giovanni Medico di Medicina Generale  Agopuntore

20923

Zocchi Maria Teresa Medico di Medicina Generale

n° albo

Revisori dei Conti

33572

Brundusino Giuseppe Medico di Medicina Generale

15060

Pallaroni  Maria Elena Specialista Ambulatoriale

 42055       

Trapani Martino GIOVANE MEDICO

n° albo

Revisore Supplente

18691

 Pignedoli Tito

Medico di Medicina Generale


Ricorda che si vota presso l’ Ordine dei Medici di Milano sito in via Lanzone n.31,

19-20-21 Novembre 2011 dalle 9.00 alle 22.00

 

Il Segretariato Italiano Giovani Medici (S.I.G.M.), realtà che negli ultimi anni si è affermata sul territorio nazionale quale associazione di riferimento per i giovani medici (under 40), si propone all’attenzione della comunità medica Italiana in qualità di organizzazione associazionistica che si prefigge di portare a sintesi le istanze dei Giovani Medici Chirurghi Italiani. Le iniziative a firma SIGM nel corso degli anni sono state molteplici, a partire dalla primissima creazione del “Manuale del Giovane Medico”, nel quale sono reperibili tutte le informazioni di riferimento per quanti si affacciano alla professione medica. Da ricordare inoltre la rivista sul web, “Capsula Eburnea”, che pubblica articoli scientifici originali su argomenti di medicina, biomedicina, biotecnologie mediche, scienze motorie e psicologia medica. Da poco abbiamo anche la Rivista dei Giovani Medici, che viene distribuita in maniera cartacea ma è anche possibile scaricarla dal portale stesso. Tutte le produzioni edite dal S.I.G.M. sono disponibili on line sul Nostro Portale, http://www.giovanemedico.it. Rimanendo nel mondo del web, il S.I.G.M. è ovviamente presente anche a livello di tutti i principali social network che oggi lo popolano (Facebook, Linkedin, Twitter, Dottnet, etc.) Un’attività pertanto tondo sempre a sostegno della crescita professionale seguendo linee di condotta etico-morali irreprensibili variegata e a tutto e con cardini imprescindibili quali l’esser un’Associazione apartitica, aconfessionale e priva di fini di lucro.

Qui a Milano (una delle 27 sedi dislocate sul territorio nazionale) nella fattispecie risulta esser candidato per il Collegio dei Revisori dei Conti il collega Dott. Martino Trapani, che tutti o quasi tutti conoscono per la sua abnegazione mai venuta meno nei confronti dell’Associazione di cui risulta essere al momento il Vice Presidente Nazionale Vicario.

Crediamo che una Rinascita a 360 gradi della Professione Medica, oggi sempre più svilita e bersagliata da più parti, possa partire solo ed unicamente da una base vogliosa, compatta e soprattutto giovane: è giunta l’ora di riappropriarci della Nostra Professione riprendendoci i giusti spazi che ci competono e lavorando con estremo profitto anche in ambiti un tempo lontani dai destini dei nostri colleghi più anziani.

Una nuova sfida ci attende quindi e come sempre l’obiettivo non è solo di vincerla, ma di stravincerla culturalmente in modo tale da poter contare sempre di più. Per raggiungere tale obiettivo è chiaro che serve l’apporto massimo di tutti Noi, senza se e senza ma, incondizionato e scevro da logiche di interesse personale.

Il Presidente del SIGM – Milano

Dott. Luigi Gianturco

Il Vice Presidente Nazionale Vicario

Dott. Martino Trapani

Candidato per i Giovani Medici MARTINO TRAPANI (al Collegio dei Revisori dei Conti)  

Sito: https://trapanimartino.wordpress.com      Email: trapanimartino@yahoo.it

Cari amici sotto trovate il materiale elettorale che vi serve per sostenerci.

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I medici più giovani sono meno favorevoli ai vaccini rispetto ai più anziani

http://www.emergenzautismo.org/content/view/983/84

Un aricolo che traduciamo, pubblicato l’altro ieri sul Los Angeles Times , dà notizia di uno studio che afferma che i medici più giovani sono meno favorevoli  ai vaccini rispetto ai loro colleghi più anziani. Il nostro parere è che le cose cominciano finalmente a cambiare!

20  Ottobre


In un’epoca in cui l’entusiasmo per le vaccinazioni è in calo tra i genitori negli Stati Uniti, un nuovo studio mostra che i giovani medici sono molto meno propensi dei loro colleghi più anziani a credere incondizionatamente all’efficacia e alla sicurezza dei vaccini.

Lo studio, presentato Giovedi in occasione della riunione annuale dell’Ente per le Malattie Infettive d’America a Boston, si basava su un sondaggio effettuato su 551 medici. I neolaureati in medicina erano il 15% meno propensi a credere che i vaccini sono efficaci rispetto ai medici più vecchi. La ricerca suggerisce che i medici più giovani hanno una visione diversa del rapporto rischio-beneficio rispetto ai vaccini. I medici sono stati intervistati sui vaccini per l’infanzia come  poliomielite, morbillo, parotite, rosolia e varicella.

I ricercatori ipotizzano che potrebbe essere che i medici più giovani siano meno entusiasti delle vaccinazione perché appartengono a una generazione di persone che sono cresciute con le vaccinazioni e non hanno mai sperimentato malattie come il morbillo e  la varicella, e tanto meno la poliomielite.

In un altro studio sui vaccini presentati alla riunione, 909 pediatri del Midwest sono stati interrogati su come i genitori reagiscono ai consigli sui  vaccini da somministrare. Lo studio ha trovato che i genitori hanno rifiutano o  rinviano maggiormente il vaccino contro morbillo-parotite-rosolia, il vaccino HPV (che protegge contro alcuni ceppi del virus che causa il cancro del collo dell’utero) e il vaccino antinfluenzale.

I primi tre motivi per cui  i genitori rimandano sono la paura dell’autismo, l’eccessivo numero dei vaccini e il  timore di gravi effetti collaterali. Quasi tutti i dottori hanno detto di aver cercato di informare i genitori e di aver discusso le loro paure quando il genitore voleva ritardare o rifiutare un vaccino. La convinzione che i vaccini possono causare l’autismo è stata ampiamente smentita dalla ricerca scientifica.

Forse la cosa più sorprendente  è che il 21% dei medici ha dichiarato di aver abbandonato le famiglie che  continuavano a rifiutare la vaccinazione. In Iowa, il 38% dei medici ha dichiarato di averlo fatto. 

Il nostro commento:

I ricercatori, autori dello studio, ritengono che i medici più giovani siano più diffidenti sui vaccini rispetto ai loro colleghi più anziani  per il fatto di non aver vissuto al tempo in cui erano diffuse le malattie che i vaccini combattono.

La nostra ipotesi è diversa!
Forse i medici più giovani hanno finalmente capito che bambini sempre più vaccinati, non significa automaticamente bambini più sani, anzi il contrario.

Forse essendo più giovani accedono a fonti diverse da quelle ufficiali, e cominciano a capire che  36 dosi di vaccino somministrati a partire da una età così tenera possono avere un effetto cumulativo che non è ma stato studiato. Forse  si sono resi conto  che tutti gli studi ufficiali che escludono un legame con l’autismo sono finanziati dalle stesse  aziende farmaceutiche che producono i vaccini e cominciano ad aprire gli occhi davanti ad una  epidemia che sta colpendo l’un per cento dei bambini,  quasi il due per cento dei maschi.

Forse questi giovani medici hanno iniziato a leggere le documentate denunce, che i loro colleghi invece continuano ad ignorare, su quello che tanti vaccini, in età così precoce, possono fare a bambini predisposti e cominciano a considerare i loro pericolosi effetti collaterali.

E forse si, non hanno conosciuto una epidemia di poliomielite, ma quella di autismo si e magari hanno un fratello, un cugino, un parente, un amico che ne soffre e  hanno ascoltato i racconti dei loro genitori: sanno che questi bambini erano sani, perfettamente normali, fino alle vaccinazioni infantili in seguito alle quali, improvvisamente,  si sono ammalati,  con febbre, convulsioni, malattie intestinali e disturbi del sonno. Molti hanno smesso di rispondere, di parlare, di sorridere, di giocare e sono stati inghiottiti dal tunnel buio dell’autismo.

Forse sanno che significa la paura di un giovane genitore, la comprendono, la vivono e temono che potrebbe capitare a loro. Forse la loro diffidenza è motivata. Forse andrebbe considerata!

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GIOVANI MEDICI DA RIMOTIVARE – COME BLOCCARE LE FUGHE ALL’ ESTERO

 

Corriere della Sera

COME BLOCCARE LE FUGHE ALL’ ESTERO

GIOVANI MEDICI DA RIMOTIVARE

Mi colpiscono le parole dell’ editoriale di Andrea Kerbaker («Una via per Jobs? Meglio di no», Corriere del 12 ottobre), perché le collego a un incontro fatto in aeroporto tornando da Londra (ma di questi incontri se ne fanno tornando da New York o da Boston, da Berlino o da Stoccolma…). Mi avvicina un signore, poco più che quarantenne, che mi riconosce e mi chiede di riconoscerlo: è un viso che non mi è nuovo; può aiutarmi, gli domando, può ricordarmi un luogo, un fatto. Quando mi dice «Istituto dei Tumori», lo identifico come in un lampo e rivedo un giovane e brillante assistente di otorinolaringoiatria di qualche anno fa, di cui non avevo più avuto notizie; ha una posizione importante, è «consultant» in un grosso ospedale vicino a Londra e lavora con grande soddisfazione (e sufficiente remunerazione), ma – mi dice – non è il solo ad aver lasciato l’ Istituto per correre all’ estero; un suo quasi coetaneo, chirurgo dell’ intestino, è volato due anni fa a New York, dove opera con successo; vari loro giovani colleghi hanno recentemente lasciato ospedali milanesi per andare all’ estero, richiesti ed apprezzati. Mentre aspettiamo le valigie gli chiedo perché lasciano i nostri ospedali, in cui si sono formati, per affrontare la professione in sedi con abitudini di lavoro differenti dalle nostre, tra nuovi colleghi che non conoscono, con regole e strutture che devono imparare a conoscere per avere successo nei rapporti coi sistemi sanitari e coi singoli pazienti. La risposta è precisa e decisa: «Ci danno spazio, cioè lasciano sviluppare quelle potenzialità che non abbiamo potuto manifestare, ci permettono di fare ricerca». Qui ci colleghiamo con Kerbaker: i giovani sognano il successo e «una città – io dico una sanità – avveduta dovrebbe saper impostare condizioni» che stimolino idee nuove e ricerche e ne sappiano raccogliere i frutti. Se manca questo molti fuggono, con la loro intelligenza, le loro idee, il loro entusiasmo e le loro fantasie. Corrono dove possano trovare spazio per il merito, dove la politica sia nettamente separata dalla professione e il prescelto a un posto di «consultant» risponda più a precise conoscenze tecnico-professionali e magari a capacità di ricerca, che a una incrollabile fede politica (che talora si dissolve una volta ottenuta l’ agognata posizione). Una grossa parte di responsabilità nella cattiva conduzione di alcune strutture ospedaliere e nella demotivazione dei giovani professionisti è dovuta a indebite ingerenze della politica nelle scelte sanitarie. Era assolutamente imprevedibile, 30 anni fa, che una professione affascinante per ragazzi e ragazze come è sempre stata quella del medico, sfociasse in uno stato di larvata disaffezione, così da minacciare, in futuro, una mancanza di medici tale da non poter coprire le necessità del sistema sanitario nazionale. È assolutamente necessario che si lasci spazio a capacità e a giuste ambizioni, che i nostri medici siano messi nelle condizioni di operare serenamente e non abbiano più il desiderio di fuggire all’ estero per vedersi realizzati. Primario Emerito Istituto dei Tumori RIPRODUZIONE RISERVATA

Spinelli Pasquale

Pagina 1
(21 ottobre 2011) – Corriere della Sera

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PROGETTO O.N.U., NEW YORK 2012

I progetti M.U.N. (Model United Nations) consistono in simulazioni delle conferenze internazionali e dei lavori delle commissioni che insistono in seno alle Nazioni Unite (ONU). Alla rete internazionale dei MUN partecipano oltre 5000 studenti universitari e laureati in formazione post lauream, provenienti da tutto il mondo.

LEONARDO formazione e sviluppo, propone ai medici in formazione (specialistica e specifica di medicina generale) ed agli studenti in medicina, iscritti al Portale dei Giovani Medici (www.giovanemedico.it), sito web del S.I.G.M., un’offerta promozionale di adesione al Programma GUEST.

PROGRAMMA GUEST

Il programma GUEST è l’occasione per universitari, specializzandi e giovani professionisti di assistere in qualità di “observer” alle simulazioni dei lavori delle Nazioni Unite, che si terranno nel 2012 presso il “Palazzo di Vetro” di New York. Nel programma è inclusa la visita delle più importanti attrattive museali e turistiche della “Grande Mela”, sotto la guida di personale qualificato appartenente allo staff di “LEONARDO formazione e sviluppo”. E’ prevista inoltre, la possibilità di visitare un Campus Universitario o la visita di una struttura sanitaria locale.

DESCRIZIONE COMPLETA DEL PROGRAMMA Per info o adesioni potete scrivere a programmaguest2012@giovanemedico.it

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Questionario Giovani Medici di Medicina Generale


Cari Colleghi, abbiamo il piacere di presentarvi un’iniziativa nata dalla collaborazione tra il Dipartimento di Medicina Generale del S.I.G.M. (www.giovanemedico.it) ed il Movimento Giotto (www.movimentogiotto.org), associazioni accomunate dal fine di rinnovare la categoria medica sulla base di presupposti culturali e scientifici.
Sulla base di tali presupposti le due associazioni hanno ideato un Questionario per la rilevazione del grado di motivazione e soddisfazione in tema di formazione specifica in Medicina Generale, integrando il format di questionario validato dal Vasco da Gama Movement con una sezione dedicata alla rilevazione di ulteriori problematiche e criticità connesse alla condizione dei giovani medici di MG.

Il questionario è compilabile direttamente online cliccando sul seguente link e rimarrà disponibile fino al 31/12/2011.

I colleghi giovani medici di MG in formazione o già in possesso di diploma in MG sono invitati ad aderire numerosi alla compilazione del questionario. Infatti, sulla base dell’analisi dei dati raccolti tramite tale rilevazione, il S.I.G.M. ed il Movimento Giotto si faranno promotori presso le Istituzioni competenti, ovvero il Ministero della Salute e gli Assessorati Regionali della Sanità, di proposte utili a migliorare la condizione formativa ed occupazionale dei giovani medici Italiani che si apprestano ad operare nella MG, settore cardine del SSN.

Il Presidente Nazionale S.I.G.M.
Walter Mazzucco

Il Presidente del Movimento Giotto
Antonia Colicchio

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la mappa degli stipendi dei presidenti di regione

la mappa degli stipendi dei presidenti di regione

 http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/10/la-mappa-degli-stipendi-dei-presidenti.html

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Umbria Abruzzo Basilicata Calabria Campania
Indennità netta 3499,8 6754,15 5279,74 9842,26 6123 Presidente Consiglio e Giunta
Rimborso 3602,8 3213,6 4226,39 3511,09 6265
Totale 7102,6 9967,75 9506,13 13353,4 12388
Indennità netta 3499,8 6116,27 4279,07 9508,71 11261,38 Componenti Giunta
Rimborso 3002,3 3213,6 3251,07 3335,54 0
Totale 6502,1 9329,87 7530,14 12844,3 11261,38
Indennità netta 3499,8 6116,27 4279,07 9508,71 5455 Vice presidente Consiglio
Rimborso 3098,1 3213,6 4371,07 3335,54 6265
Totale 6597,9 9329,87 8650,14 12844,3 11720
Indennità netta 3499,8 6116,27 4412,5 9508,71 11261,38 Vice presidente Giunta
Rimborso 3002,3 3213,6 3251,07 3335,54 0
Totale 6502,1 9329,87 7663,57 12844,3 11261,38
Indennità netta 3499,8 5797,32 3945,52 9308,71 5455 Presidente commissione
Rimborso 3098,1 3213,6 5490,45 3230,2 6265
Totale 6597,9 9010,92 9435,97 12538,9 11720

 

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Giovani Talenti annichiliti o in fuga. L’Italia brucia miliardi di Pil

Mi ha molto colpito leggere un recente rapporto realizzato dall’Istituto per la Competitività, realizzato per l’associazione “La Scossa”. Uno studio che ha messo nero su bianco quanto costa all’Italia -in termini di Pil- l’annichilimento dei propri giovani in patria. E, soprattutto, qual è il conto della loro fuga dal Paese. I dati sono realmente impressionanti:

-L’Icom è partito da alcune statistiche -purtroppo ben note: un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 28%, una quota di Neet (giovani che non studiano né lavorano) al 23,4% (+8,3% rispetto alla media europea), last but not least un saldo emigrati-immigrati tra i giovani laureati negativo (-0,1%).

-Sulla base di questi dati, l’Icom ha calcolato come la mancata occupazione del 27% dei giovani italiani comporti una perdita di otto miliardi di euro di Pil all’anno, con un mancato reddito netto potenziale pari a cinque miliardi. In termini di mancate entrate per lo Stato, parliamo invece di 3,5 miliardi. Se vogliamo essere realisti, abbassando quantomeno il livello di disoccupazione ai livelli europei, il Pil ne beneficerebbe per 678 milioni di euro. Puntando agli standard tedeschi (9,9% di disoccupazione giovanile), il guadagno per il nostro Pil salirebbe a 1,5 miliardi.

Quanto ci costano i troppi Neet? L’iperbolica cifra di 36 miliardi di euro in termini di impatto sul Pil, secondo l’Icom. Anche qui, se ci allineassimo alla media europea (15% di Neet), il nostro prodotto interno lordo potrebbe beneficiarne per 9 miliardi di euro in più, se riuscissimo invece ad allinearci alle performance della Germania (10,6%), per ben 17 miliardi.

-Veniamo così al costo della fuga dei talenti, in termini di saldo netto tra emigrati italiani qualificati ed immigrati altrettanto qualificati. Lo studio si concentra sulla fascia d’età 20-34 anni. In questo caso, il saldo negativo comporta una perdita netta di 1,2 miliardi di euro l’anno in termini di Pil, di 760 milioni di euro in termini di reddito annuale, e un minor gettito fiscale pari a 524 milioni di euro. Ancora più interessante è se l’Italia riuscisse a invertire la tendenza, passando a un saldo positivo. Lo studio prende ancora una volta in considerazione l’esempio della Germania (saldo immigrati-emigrati qualificati pari a +1,3%): l’impatto positivo sul Pil sarebbe pari a 20 miliardi di euro, con entrate fiscali aggiuntive per 9 miliardi.

In conclusione, lo studio stima che, se l’Italia avesse presentato valori percentuali simili alla Germania, in termini di disoccupazione giovanile, Neet e saldo emigrati/immigrati qualificati, l’impatto positivo sul Pil sarebbe equivalso a 40 miliardi di euro, con maggiori entrate fiscali per 17 miliardi. Niente male, no? Soprattutto per un Paese che boccheggia. E’ la dimostrazione che il solo inserimento di energie nuove e fresche nella nostra economia potrebbe costituire la prima mossa per rivoluzionare il Paese. Cosa aspettiamo? Muoviamoci!

 

http://fugadeitalenti.wordpress.com/2011/10/19/giovani-talenti-annichiliti-o-in-fuga-litalia-brucia-miliardi-di-pil/

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