Archivi del mese: giugno 2015

OMCeO Giovani: richiesta presa di posizione della FNOMCeO a tutela del futuro della formazione medica

All’attenzione della Dott.ssa Roberta Chervesani

Presidente FNOMCeO

SEDE

P.c.

Ai Presidenti degli OMCeO Provinciali

Oggetto: Richiesta di presa di posizione della Presidenza FNOMCeO a tutela dei giovani medici in attesa d’iscrizione al secondo concorso nazionale di accesso alle Scuole di Specializzazione – a.a. 2014/2015

Il Coordinamento Nazionale dei Giovani Medici eletti negli OMCeO Provinciali (www.omceogiovani.it) con la presente intende portare all’attenzione dei vertici dell’organo di rappresentanza della Professione Medica le condizioni di incertezza e continua confusione a cui le Istituzioni che sovraintendono la formazione medica post-lauream costringono i Colleghi in attesa di completare la loro formazione professionale con il titolo di specialista e/o diplomato in Medicina Generale, ad oggi indispensabili per accedere alla maggior parte degli incarichi.

Nello specifico, per quanto riguarda il concorso di accesso alle Scuole di Specializzazione, negli ultimi mesi si sono susseguiti contatti e consulti tra il MIUR, le Associazioni di categoria e le delegazioni spontanee di Giovani Medici, nelle quali il Ministero ha indicato date e fornito rassicurazioni sull’iter di messa in opera del prossimo Concorso Nazionale. Poche delle scadenze promesse e/o comunicate a mezzo di comunicati stampa dal predetto Ministero sono state rispettate.

Il 6 maggio, anche a seguito della manifestazione del 21 aprile organizzata dal Comitato Aspiranti Specializzandi e da altre iniziative di sensibilizzazione ad opera dei giovani colleghi, con un comunicato il MIUR assicurava la pubblicazione del Bando “entro la successiva settimana” aggiungendo che il numero delle contratti sarebbe ammontato a 6.000, a cui aggiungere  quelle a finanziamento Regionale, ancora in via di definizione nonostante le precedenti richieste previsionali inviate dall’amministrazione.

Finalmente in data 21 maggio 2015 è uscito il Decreto Ministeriale n°307 il quale regolamenta la ripartizione per area dei contratti di formazione medico specialistica coperti con fondi statali nel quale si parla di “6.000 contratti di cui 1.000 subordinati all’effettiva disponibilità delle risorse conseguente all’approvazione del disegno di legge di assestamento del Bilancio dello Stato per l’Esercizio 2015”, in quanto coperte mediante riduzione di capitoli di spesa dello stato di previsione del MIUR. Dunque, dei 6.000 contratti specificati nel bando, 1.000 sembrerebbero al momento ancora privi di copertura. Riteniamo moralmente scorretta e formalmente equivoca l’opportunità di bandire un numero di posti a finanziamento ancora incerto per cui concorrere.

L’emanazione del bando, seppur tardiva rispetto all’iniziale scadenza del 28 febbraio, è infine giunta il 27 maggio ed è positivo il fatto che il Ministro Giannini si sia impegnata per voler rimanere nei tempi di un concorso che sarà quindi effettivamente espletato entro Luglio 2015.

Non si può tuttavia tollerare il disagio creato da un ritardo di emanazione di tre mesi e dalle difficoltà nel reperire i fondi per i contratti: crediamo dunque che il concorso richieda prioritariamente la messa in atto di una seria programmazione, raggiungibile attraverso una contrattazione vincolante e pluriennale tra Regioni e Ministeri competenti.

Non secondariamente siamo preoccupati della mancanza d’informazioni circa le modalità organizzative che saranno messe in atto per gestire questo secondo concorso nazionale, in particolare dopo le discutibili scelte da attribuire al MIUR in merito alla caotica e dispersiva gestione dello scorso anno a fronte delle proposte e richieste avanzate dalle principali Associazioni di rappresentanza dei giovani medici, unite nel chiedere maggiori controlli e trasparenza.

Infine, è di cruciale importanza che il Ministero guidi attraverso direttive stringenti l’operato organizzativo delle singole università: garantire impeccabili livelli di standardizzazione e vigilanza è conditio sine qua non per rispettare i principi del concorso nazionale e tutelare il futuro di migliaia di giovani medici.

Dobbiamo inoltre spendere una nota di rammarico nei confronti dell’atteggiamento di alcune Regioni: nonostante la formazione di specialisti e medici di medicina generale sia rivolta essenzialmente a soddisfare il fabbisogno richiesto dalle Regioni stesse (annualmente corrispondente a circa 8.000 unità) il numero complessivo di contratti aggiuntivi regionali per questo concorso è stato di appena 354 unità. Di questi, molti saranno vincolati a criteri, quali la residenza o la sede di studi, che creeranno diseguaglianza e conflittualità tra i candidati in palese conflitto con lo spirito di un concorso di accesso gestito su base nazionale.

Vieppiù che questo contingente, ben al di sotto rispetto agli stanziamenti dei precedenti anni, si pone peraltro nettamente in contrasto con la politica adottata quest’anno dal Ministero per aumentare i contratti ministeriali fino alle 5.000 + 1.000 unità. Proprio in un momento come questo sarebbe stato auspicabile uno sforzo univoco e coordinato, a livello ministeriale e regionale, che avrebbe potuto portare a ottenere numeri mai raggiunti. Al contrario, Regioni che in passato avevano sempre destinato un capitolo di spesa allo stanziamento di contratti per la formazione medica specialistica non hanno stanziato alcun contratto.

A tal proposito non possiamo esimerci dall’esprimere preoccupazione nel constatare che ancora non sia stata fatta sufficiente chiarezza sul futuro del Ddl delega ex art. 22 del Patto per la Salute di cui differenti versioni sono circolate a mezzo stampa negli ultimi mesi creando confusione sul futuro della formazione post laurea di area sanitaria. Difatti, se la creazione di reti formative su base regionale o macro regionale che mettano assieme il meglio di Università e SSN (nella duplice declinazione ospedaliera e territoriale) sia una soluzione auspicabile cui tendere, al contrario l’idea di creare un doppio binario formativo con l’istituzione di scuole regionali, che opererebbero attraverso l’assunzione di neo abilitati con contratto da comparto da parte dei singoli Servizi Sanitari Regionali, non sembra una soluzione idonea a garantire la qualità della formazione né tantomeno un futuro lavorativo consono per i futuri specialisti che diventerebbero ridondanti all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.

Con la presente CHIEDIAMO che la FNOMCeO, attraverso ogni mezzo e strumento utile in tal senso, possa farsi carico delle nostre osservazioni, nella speranza di poter rispondere alle pressanti richieste che arrivano dai medici aspiranti specializzandi.

Il Coordinamento Nazionale Giovani Medici eletti negli OMCeO Provinciali

(www.omceogiovani.it)

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Ssn. Tagliati più di 9.000 letti tra il 2012 e il 2011. Chiudono gli ospedali pubblici e crescono le strutture residenziali private

Il Ministero della Salute certifica il calo dei letti e degli ospedali pubblici ed evidenzia l’incremento delle strutture private accreditate per attività residenziale e semi residenziale. Calo generalizzato per i laboratori. A quota 204mila i posti letto per acuti. Pronto soccorso presente nell’82% degli ospedali. IL DOCUMENTO

11 GIU – Continua la diminuzione delle strutture ospedaliere pubbliche italiane che tra il 2009 e il 2012 si sono contratte del 3,2% (circa 60 ospedali in meno). Ma soprattutto continua il calo dei posti letto che nel 2012 sono scesi a quota 232.652. Nel 2011 erano 242.299. Ben 9.647 letti in meno (-4%).
Incrementi, invece, soprattutto per il privato accreditato, sono evidenziati invece dai trend dell’assistenza territoriale semiresidenziale (-0,3% per il pubblico, +6% per il privato accreditato) dell’assistenza territoriale residenziale (+1,0% per il pubblico, +5,7% per il privato accreditato. È questa la fotografia del Ssn per l’anno 2012 scattata dal Ministero della Salute e contenuti nell’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale Assetto organizzativo, attività e fattori produttivi del SSN per l’anno 2012.

Numero di strutture per tipologia di assistenza erogata. Diminuisce l’assistenza ospedaliera
Le strutture censite risultano pari a: 1.091 per l’assistenza ospedaliera, 9.268 per l’assistenza specialistica ambulatoriale, 6.526 per l’assistenza territoriale residenziale, 2.787 per l’assistenza territoriale semiresidenziale, 5.682 per l’altra assistenza territoriale e 1.027 per l’assistenza riabilitativa (ex. art. 26 L. 833/78). Per quanto riguarda la natura delle strutture, sono in maggioranza pubbliche le strutture che erogano assistenza ospedaliera (53,0%) e le strutture che erogano altra assistenza territoriale (87,7%). Sono in maggioranza private accreditate le strutture che erogano assistenza territoriale residenziale (76,7%) e semiresidenziale (64,2%) e le strutture che erogano assistenza riabilitativa ex art.26 L. 833/78 (75,8%). L’analisi dei trend del numero di strutture nel periodo tra l’anno 2009 e l’anno 2012 evidenzia una diminuzione con riferimento all’assistenza ospedaliera: contrazione del 3,2% del numero di strutture pubbliche per effetto degli interventi di razionalizzazione delle reti ospedaliere effettuati nel periodo in esame. Per l’assistenza specialistica ambulatoriale si assiste ad una lieve diminuzione (0,3%) degli ambulatori e laboratori pubblici e ad una più consistente diminuzione (2,1%) delle strutture private accreditate. Incrementi, soprattutto per il privato accreditato, sono evidenziati invece dai trend dell’assistenza territoriale semiresidenziale (-0,3% per il pubblico, +6% per il privato accreditato) dell’assistenza territoriale residenziale (+1,0% per il pubblico, +5,7% per il privato accreditato) e dell’assistenza riabilitativa ex art.26 L. 833/78 (+2,1% per il pubblico, +2,0% per il privato accreditato).

 

Infine per l’assistenza erogata da altre strutture territoriali, a fronte di un aumento del 1,1% delle strutture pubbliche, si rileva un aumento del 4,0% delle strutture private accreditate.

Assistenza territoriale. Ogni medico di famiglia ha mediamente 1.142 assistiti
L’assistenza distrettuale proponendosi di coordinare ed integrare tutti i percorsi di accesso ai servizi sanitari da parte del cittadino, si avvale in primis dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, convenzionati con il SSN. Essi, valutando il reale bisogno sanitario del cittadino, regolano l’accesso agli altri servizi offerti dal SSN. Il contratto dei medici di medicina generale e di pediatria prevede, salvo eccezioni, che ciascun medico di medicina di base assista al massimo 1.500 pazienti adulti (di età superiore ai 13 anni) e ciascun pediatra 800 bambini (di età compresa fra 0 e 13 anni). Esistono comunque realtà territoriali in cui, per carenza di medici pediatri o per libera scelta dei genitori, è consentito che i bambini siano assistiti da medici di medicina generale. In media a livello nazionale ogni medico di base ha un carico potenziale di 1.142 adulti residenti. A livello regionale esistono notevoli differenziazioni: per le Regioni del Nord, fatte salve alcune eccezioni, gli scostamenti dal valore medio nazionale sono positivi. In particolare si evidenzia la Provincia Autonoma di Bolzano con 1.539 residenti adulti per medico di base: va però tenuto presente che in detta Provincia Autonoma il contratto di convenzione con il SSN dei medici di base stabilisce quale massimale di scelte 2.000 assistiti. In Basilicata si registra il valore minimo di 1.006 residenti adulti per medico di medicina generale; nelle Regioni del Sud si registrano scostamenti negativi dal valore nazionale. Il carico medio potenziale per pediatra è a livello nazionale di 1.017 bambini, con una variabilità territoriale anche più elevata rispetto a quella registrata per i medici di medicina generale. Tutte le Regioni comunque sono caratterizzate da una forte carenza di pediatri in convenzione con il SSN ad eccezione dell’Abruzzo, Sardegna e Sicilia che presentano un numero di bambini per pediatra di poco superiore al massimale stabilito nel contratto di convenzione. Nell’esaminare lo scostamento del carico potenziale dal valore nazionale, spicca il dato della Prov. Aut. di Bolzano con un valore pari al 29% (1.309 bambini per pediatra). A fronte del carico potenziale dei medici di base (di medicina generale e pediatri), è possibile valutare il carico assistenziale effettivo, dato dal numero degli iscritti al SSN (coloro che hanno scelto presso la ASL di competenza il proprio medico di base) per ciascun medico. Nella maggior parte delle Regioni tale indicatore evidenzia che il numero di scelte per medico di medicina generale è di poco superiore al numero di adulti residenti per medico di medicina generale, mentre il numero di scelte per pediatra è sempre inferiore al numero dei bambini residenti per pediatra. Complessivamente il numero totale delle scelte è di poco inferiore al numero complessivo dei residenti. Da ciò si deduce dunque che per molti bambini è stata scelta l’assistenza erogata dal medico di medicina generale anziché l’assistenza pediatrica. Il servizio di guardia medica garantisce la continuità assistenziale per l’intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana: esso si realizza assicurando interventi domiciliari e territoriali per le urgenze notturne festive e prefestive.

L’attività di guardia medica è organizzata nell’ambito della programmazione regionale per rispondere alle diverse esigenze legate alle caratteristiche geomorfologiche e demografiche. Nel 2012 sono stati rilevati in Italia 2.893 punti di guardia medica; con 12.027 medici titolari ovvero 20 medici ogni 100.000 abitanti. A livello territoriale si registra una realtà notevolmente diversificata sia per quanto riguarda la densità dei punti di guardia medica sia per quanto concerne il numero dei medici titolari per ogni 100.000 abitanti.

L’assistenza farmaceutica convenzionata consiste nella fornitura di specialità medicinali e preparati galenici utili per la prevenzione o la cura delle malattie; essa rappresenta, nell’ambito dei Servizi erogati dal SSN, quella più suscettibile di variazione poiché è strettamente dipendente dalle disposizioni dettate dalle varie leggi finanziarie. In Italia nel 2012 sono state prescritte 593.606.504 ricette con un importo di poco superiore ai 10miliardi di euro, con un costo medio per ricetta di circa 17 euro. Il costo medio per ricetta risulta variabile all’interno del territorio nazionale registrando il valore minimo in Toscana (13,79 euro) e quello massimo (21,34 euro) in Lombardia.

L’assistenza domiciliare integrata è intesa come l’assistenza domiciliare erogata in base ad un piano assistenziale individuale attraverso la presa in carico multidisciplinare e multi professionale del paziente. Sono comprese anche le cure palliative domiciliari e i casi di dimissione protetta. Il piano assistenziale consiste nella definizione di un insieme organizzato di trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi, necessari per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita. In generale le ipotesi di attivazione dell’intervento si riferiscono a malati terminali, incidenti vascolari acuti, gravi fratture in anziani, forme psicotiche acute gravi, riabilitazione di vasculopatici, malattie acute temporaneamente invalidanti dell’anziano e dimissioni protette da strutture ospedaliere. Nel corso del 2012 sono stati assistiti al proprio domicilio 633.777 pazienti, di questi l’83,6% è rappresentato da assistibili di età maggiore o uguale a 65 anni e il 9,1% è rappresentato da pazienti terminali. Mediamente a ciascun paziente sono state dedicate circa 22 ore di assistenza erogata in gran parte da personale infermieristico (14 ore per caso). In particolare, le ore dedicate a ciascun assistito anziano sono state 21, di cui 14 erogate da personale infermieristico, mentre le ore dedicate a ciascun malato terminale risultano pari a 25, di cui 19 erogate dal personale infermieristico.

Le strutture sanitarie che erogano prestazioni in ambito di assistenza distrettuale sono: gli ambulatori/laboratori in cui si erogano prestazioni specialistiche come l’attività clinica, di laboratorio e di diagnostica strumentale; le strutture di assistenza territoriale in regime residenziale; le strutture di assistenza territoriale in regime semiresidenziale; le strutture territoriali di altro tipo quali i centri di dialisi ad assistenza limitata, gli stabilimenti idrotermali, i centri di salute mentale, i consultori materno infantile, i centri distrettuali, ecc.; gli istituti o centri di riabilitazione ex art. 26 L. 833/78 che svolgono la propria attività fornendo prestazioni diagnostiche e terapeutico riabilitative in forma residenziale, semiresidenziale, ambulatoriale, extramurale e domiciliare. Nel 2012 in totale sono state censite 9.268 strutture sanitarie di tipo ambulatorio/laboratorio: la percentuale di strutture pubbliche è molto variabile a livello regionale; in generale nelle Regioni Centro-meridionali si ha una prevalenza di strutture private accreditate. Una situazione opposta si registra per quanto riguarda le altre strutture territoriali (centri dialisi ad assistenza limitata, stabilimenti idrotermali, centri di salute mentale, consultori materno-infantili, centri distrettuali ecc.) nelle quali prevale la gestione diretta delle Aziende Sanitarie. Le strutture di tipo Ambulatorio/Laboratorio pubbliche erogano nella maggior parte dei casi assistenza clinica, mentre quelle private accreditate erogano in egual misura prestazioni di laboratorio e cliniche.

Per quanto riguarda le altre strutture territoriali, nel 2012 sono stati censite 6.526 strutture residenziali, 2.787 strutture di tipo semiresidenziale, 5.682 strutture di altro tipo (come centri di salute mentale, consultori, stabilimenti idrotermali). Con riferimento alle strutture residenziali e semiresidenziali sono stati censiti 274.905 posti, pari a 461 per 100.000 abitanti. Di questi il 70,9% sono stati dedicati all’assistenza agli anziani, il 12,3% all’assistenza psichiatrica, il 16,1% all’assistenza ai disabili psichici e fisici, lo 0,7% ai pazienti terminali. Nel 2012 sono state rilevate 1.027 strutture riabilitative con 14.549 posti per l’attività di tipo residenziale e 14.085 per l’attività di tipo semiresidenziale. Nel complesso in Italia sono presenti 48 posti in strutture riabilitative ogni 100.000 abitanti. Il numero di utenti totali assistiti in regime residenziale è superiore agli utenti assistiti in regime semiresidenziale (rispettivamente 57.044 e 23.666 utenti); tale rapporto cambia a seconda della tipologia di attività riabilitativa, in particolare la riabilitazione neuropsichiatrica infantile è svolta preferibilmente in strutture semiresidenziali. Nel 2012 le strutture riabilitative hanno impiegato 47.190 unità di personale di cui il 10% costituito da medici ed il 43% da terapisti e logopedisti.

Assistenza ospedaliera. Il 47% delle strutture è privata. Sono 204 mila i posti letto per acuti
L’assistenza ospedaliera garantisce il ricovero presso gli ospedali pubblici e privati accreditati per la diagnosi e la cura delle malattie acute o di lunga durata che non possono essere affrontate ambulatorialmente o a domicilio.
Nel 2012 l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 1.091 istituti di cura, di cui il 53% pubblici ed il rimanente 47% privati accreditati. Risulta confermato il trend decrescente del numero degli istituti, già evidenziatosi negli anni precedenti, effetto della riconversione e dell’accorpamento di molte strutture. Il 65% delle strutture pubbliche è costituito da ospedali direttamente gestiti dalle Aziende Sanitarie Locali, il 10% da Aziende Ospedaliere, ed il restante 24% dalle altre tipologie di ospedali pubblici. Il S.S.N. dispone di poco più di 204 mila posti letto per degenza ordinaria, di cui il 21% nelle strutture private accreditate, 17.509 posti per day hospital, quasi totalmente pubblici (90%) e di 8.393 posti per day surgery in grande prevalenza pubblici (79%). A livello nazionale sono disponibili 3,9 posti letto ogni 1.000 abitanti, in particolare i posti letto dedicati all’attività per acuti sono 3,3 ogni 1.000 abitanti. La distribuzione dell’indicatore risulta piuttosto disomogenea a livello territoriale: si evidenziano il Molise (4,6 posti letto) fra le Regioni con la maggiore densità di posti letto, l’Umbria (3,6 posti letto) e la Campania (3,2 posti letto) fra le Regioni con la minor disponibilità di posti letto. A livello nazionale i posti letto destinati alla riabilitazione e lungodegenza sono 0,6 ogni 1.000 abitanti con notevole variabilità regionale. La presenza di apparecchiature tecnico-biomediche (nelle strutture ospedaliere e territoriali ) risulta in aumento nel settore pubblico, ma la disponibilità è fortemente variabile a livello regionale. Esistono circa 106,4 mammografi ogni 1.000.000 di abitanti con valori oltre 150 in due Regioni (Valle d’Aosta, Umbria). Particolare interesse ha rivestito in questi ultimi anni l’area dell’emergenza: il 52,2% degli ospedali pubblici risulta dotato nel 2012 di un dipartimento di emergenza e oltre la metà del totale degli istituti (64,4%) di un centro di rianimazione.

Il pronto soccorso è presente in oltre l’82% degli ospedali. Il pronto soccorso pediatrico è presente nel 16,8% degli ospedali. Dai dati di attività delle strutture con pronto soccorso si evidenzia che nel 2012 ci sono stati quasi 3,5 accessi ogni 10 abitanti; di questi quasi il 15% è stato in seguito ricoverato. Quest’ultimo indicatore si presenta altamente variabile a livello territoriale: a fronte di una percentuale di ricovero pari al 11,2% registrato nella Regione Piemonte si raggiungono valori poco inferiori a 30 nella Regione Molise. Dai dati di attività delle strutture con pronto soccorso pediatrico emerge che ci sono stati 1,5 accessi ogni 10 abitanti fino a 18 anni di età; l’8,6% di questi è stato in seguito ricoverato. I reparti direttamente collegati all’area dell’emergenza dispongono per il complesso degli istituti pubblici e privati accreditati di 4.840 posti letto di terapia intensiva (8,02 per 100.000 ab.), 1.130 posti letto di terapia intensiva neonatale (2,1 per 1.000 nati vivi), e 2.724 posti letto per unità coronarica (4,5 per 100.000 ab.).

Continua il taglio dei letti. Tra il 2012 e il 2011 meno 9.600. Continuna la discesa dei posti letto. Nel 2012 sono scesi a quota 232.652. Nel 2011 erano 242.299. Ben 9.647letti in meno (-4%). Il taglio più elevato nel pubblico. Nel 2011 i pl erano 194.802 mentre nel 2012 sono scesi a 187.123 (-7.679 posti letto). Riduzione anche nel privato. Erano 47.497 i letti nel 2011 a fronte dei 45.529 del 2012

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Patto per la salute digitale. Il testo in Conferenza Stato-Regioni. Al centro integrazione dei sistemi informativi e monitoraggio spesa

Spazio consistente è dedicato anche alla farmaceutica, incentivando una verifica costante dell’appropriatezza delle prescrizioni. Per quanto riguarda le cure primarie, si apre alla cartella condivisa. Previsto un ulteriore potenziamento delle Banche Dati su consumi e prezzi dei dispositivi medici. IL TESTO

11 GIU – Arriva il nuovo testo riguardante il Patto per la sanità digitale. Come anticipato due giorni fa dal sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, nel corso di un question time alla Camera, il documento era stato inviato dal Ministero della Salute alla Conferenza Stato Regioni lo scorso 29 maggio. Il percorso, previsto, si pone alcuni obiettivi precisi che vengono così sintetizzati:
– sperimentare soluzioni finalizzate a un rafforzamento del sistema a saldo zero (generazione di risparmi attraverso la razionalizzazione e il reinvestimento nel potenziamento delle prestazioni erogate e della qualità di servizio reso all’utenza);
– misurare la sanità in termini di appropriatezza, efficienza ed efficacia per garantire che i livelli essenziali di assistenza siano erogati in condizioni di equilibrio economico; si fa solo cià che serve (appropriatezza clinica), nel setting più corretto (appropriatezza organizzativa), nel modo più efficiente ed efficace;
– contemporaneamente, sviluppare e perseguire una visione di servizio sanitario fortemente attrattivo e competitivo, anche a livello internazionale, superando preconcetti e luoghi comuni ma anche perfezionando l’offerta nelle sue componenti apparentemente secondarie quali ad esempio l’accoglienza e la sistemazione alberghiera e i servizi per i parenti e accompagnatori.

“Se da un lato l’universalità del servizio sanitario rappresenta un vincolo imprescindibile – si legge nel testo – i percorsi di informazione e conoscenza verso altri mercati potranno essere utilizzati per attirare utenti di altre nazioni UE e/o extra UE”.

Attraverso, poi, l’utilizzo di nuove tecnologie, una raccolta completa e certificata di informazioni del Ssn, la validazione di protocolo da sperimentare nel sistema in termini di economicità, efficienza e misurabilità degli effetti, si potrà preservare la sostenibilità di un sistema che “assiste ad una progressiva espansione della domanda di benessere non soltanto di salute e ciò spesso non coerente con le effettive necessità di una popolazione in progressivo invecchiamento”.

Il Patto, si spiega nel testo, nasce con l’obiettivo di disegnare un Master Plan triennale (2015-2017) per la sanità elettronica, con la possibilità di identificare possibili ambiti di attivazione di iniziative di partenariato pubblico-privato “capaci di innescare un circuito virtuoso di risorse economiche destinate a finanziare gli investimenti necessari”.

Il documento elenca anche una serie “non esaustiva” di priorità: dai servizi per la continuità assistenziale (patient workflow management e patient relationship management) alle nuove piattaforme “information intensive” su misura per gli utenti (taccuino personale del cittadino).

Soluzioni quali l’e-health verrano sviluppati per favorire la deospedalizzazione e il potenziamento dell’assistenza territoriale. Mentre, per i pazienti cronici, si punterà ai servizi di telesalute per la loro presa in carico con trasmissione a distanza di parametri clinici interpretati e gestiti dai professionisti sanitari all’interno di un piano di assistenza individuale. Via libera anche al teleconsulto, telerefertazione, telediagnosi, telemonitoraggio, teleriabilitazione. Il tutto integrato con il Fascicolo sanitario elettronico.

Per quanto riguarda le cure primarie, si apre a nuovi modelli organizzativi e alla cartella clinica condivisa. Anche i sistemi informativi ospedalieri dovranno essere integrati. Spazio anche alla farmaceutica con il “farmaco a casa” e il monitoraggio dell’appropriatezza delle prescrizioni farmaceutiche.

Capitolo a parte per l’acquisto e il consumo di beni e servizi del Ssn. Nel testo si richiama una condivisione a livello centrale dei dati che consenta un monitoraggio tempestivo e puntuale della spesa sanitaria per questo settore favorendo l’individuazione di ulteriori aree di razionalizzazione e centralizzazione. Il tutto da accompagnare con un ulteriore potenziamento delle Banche Dati su consumi e prezzi dei dispositivi medici e condivisione dei dati tra Centrali di committenza reginali e nazionali per indirizzare al meglio le iniziative centralizzate in termini qualitativi e quantitativi. Scopo di questa banca dati sarebbe quello di una migliore programmazione della spesa e controlli multilivello sull’appropriatezza in base ai livelli produttivi di struttura.

La governance di questi processi verrà affidata ad una Cabina di regia ad hoc composta da 15 membri al massimo, provenienti dal ministero della Salute, dello Sviluppo economico, dal Mef, Regioni, Aifa e Agenas. Ma anche di altre categorie di stakeholder interessati.

La Cabina di regia terrà inoltre sotto stretta osservazione un pacchetto di sperimentazioni e progetti pilota che saranno poi condivisi sul portale del ministero della Salute, per creare un archivio pubblico delle best practice realizzate.

I fondi per tutto questo verranno reperiti attraverso “una rimodulazione o una deroga , anche parziale, del Dl 118/2011 e la possibilità di prevedere dei fondi preferenziali o vincolati per ciò che riguarda l’ex art. 20 L. n. 67/1988”. Le fonti potranno essere molteplici: dai fondi strutturali nel quadro delle azioni di “procurement pre-commerciale” a fondi ad hoc stanziati da Stato, Regioni, Ue (Horizon 2020, Banca europea investimento). Spazio anche alle iniziative private attraverso modelli di project financing e performance based contracting, un modello che prevde la remunerazione dei sulla base di obiettivi predefiniti e misurabili.

http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=28994&fr=n

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Per App sanitarie prevedere l’obbligo di supervisione del medico

Mobile health e bioetica. Dal Cnb parere con raccomandazioni. “Per App sanitarie prevedere l’obbligo di supervisione del medico”

Il parere  mette in evidenza le potenzialità delle nuove tecnologie (dai servizi Google all’Apple Watch) ma si sofferma anche sulle problematicità etiche quali privacy, vulnerabilità tecnologica e consenso informato. No a video visite che sostituiscono la relazione interpersonale. Entro 2018 1,7 mld di utenti di app per la Salute. Tra le raccomandazioni, la costituzione di portali accreditati e di un Osservatorio. IL PARERE

10 GIU – Pubblicato il parere “Mobile-health e applicazioni per la salute: aspetti bioetici”, approvato all’unanimità dal Comitato Nazionale per la Bioetica in data 28 maggio 2015. Il testo è stato redatto da Laura Palazzani, vicepresidente del Cnb. Il parere analizza gli aspetti bioetici della mobile-health e delle applicazioni per la salute. Il fenomeno viene descritto come quell’insieme di quelle tecnologie mobili e l’uso di comunicazione wireless (cellulari e smartphone, tablet, dispositivi digitali, con o senza sensori indossabili), applicate in ambito medico-sanitario o in ambiti correlati alla salute. Il parere mette in evidenza le potenzialità trasformative e le opportunità di queste nuove tecnologie e si sofferma su alcuni aspetti di problematicità etica. “Nel contesto della ‘rivoluzione mobile’ – si legge nel parere –  e delle trasformazioni delle nuove tecnologie della informazione e della comunicazione emerge il fenomeno della “mobile-health‟ Lo sviluppo di tali tecnologie è rapido e in continua crescita, al punto che è difficile offrire un quadro sintetico delle nuove tecnologie disponibili”. Per il Cnb “si tratta di tecnologie che promuovono una forte innovazione e aprono nuove opportunità: tra le quali, la promozione di uno stile salutare di vita negli utenti, la facilitazione della comunicazione medico/paziente, il miglioramento dell’efficienza del sistema sanitario, la velocizzazione della raccolta di dati, l’ampliamento di accesso alle cure, ecc.

 

Ma al tempo stesso emergono alcune problematicità discusse sul piano etico, relativamente alla “sicurezza ed efficacia, alla privacy, al consenso informato, alla dipendenza e vulnerabilità tecnologica, all’autogestione della salute e al divario tecnologico”.

Per queste ragioni il Comitato ha espresso alcune raccomandazioni, con particolare riferimento alla classificazione delle applicazioni in funzione dei rischi, alla promozione di una ricerca interdisciplinare tra informatici, progettisti e medici, insieme ad esperti di etica, scienze cognitive e sociali, nella fase di progettazione, sperimentazione e valutazione delle applicazioni, alla costruzione di un Osservatorio, alla incentivazione delle industrie a produrre app effettivamente utili per la salute dei cittadini e alla identificazione di responsabilità delle compagnie che producono app, nell’ambito dei profili di sicurezza e privacy.

Obbligo supervisione del medico per App a scopi medici. No a video visite e riduzione relazione interpersonale. Per le applicazioni a scopi medici (diagnostici, terapeutici, assistenziali) per il Cnb “dovrebbe esserci un obbligo di supervisione del medico (informazione al momento di scaricare la app/condizione per scaricare app)”.  “Anche da parte del medico l‟uso di m-health può presentare molti vantaggi – evidenzia il parere – , consentendo un monitoraggio in tempo reale del paziente anche distante, un miglioramento dell’assistenza in termini quantitativi e qualitativi. Ma al tempo stesso può divenire una modalità di deresponsabilizzazione per il medico, che “passa‟ la responsabilità al paziente, limitando sempre più le visite “faccia-a-faccia‟ con la conseguenza di ridurre la relazione interpersonale (sostituendolo con “video-visite‟), impoverendo o addirittura annullando la relazione con il paziente”.

I numeri. Entro 2018 1,7 mld di utenti di applicazioni per la Salute
Una recente ricerca del 2013 rileva che sul mercato sono presenti circa 97.000 app, distribuite su differenti piattaforme; circa il 70% di queste sono relative alla salute e al benessere del consumatore, mentre il 30% è dedicato alla consultazione e monitoraggio del paziente, l‟imaging diagnostico, le informazioni farmaceutiche ecc. Alcune statistiche  fanno prevedere che nel 2016 il numero di pazienti monitorati con tali tecnologie potrà essere di 3 milioni e che entro il 2017 circa 3,4 miliardi di persone nel mondo potranno disporre di smartphone sui quali verranno utilizzate applicazioni per la salute. Si stima che nel 2018 ci saranno 1.7 miliardi di utenti nel mondo.

Qui di seguito le problematiche e le raccomandazioni del Cnb:

Le problematiche di natura etica:
1. la sicurezza e la efficacia, con riferimento alla distinzione tra applicazioni che rientrano nei dispositivi medici o che si esclude siano dispositivi medici, nel contesto della sperimentazione e validazione scientifica delle applicazioni;
2. l’uso dei dati e la privacy, con particolare attenzione nell’ambito della enorme quantità e complessità di dati, all’accesso da parte di terzi (assicuratori, datori di lavoro), alla possibilità della costituzione di “profili” degli utenti in assenza di una adeguata e trasparente informazione;
3. il consenso informato (in contrapposizione al consenso informatico), con particolare attenzione ai minori;
4. la vulnerabilità tecnologica, declinata nelle diverse possibili forme di dipendenza tecnologica a livello individuale (il fenomeno del quantified self), sociale, politica ed economica;
5. l’autogestione della salute nel contesto della trasformazione del rapporto paziente/medico;
6. il divario tecnologico e le problematiche dell’equità di accesso, nel contesto delle differenze di età, di condizione socio-economica-culturale oltre che geografica.

Le raccomandazioni del Cnb
1. l’elaborazione di criteri condivisi a livello internazionale per classificare applicazioni per la salute come dispositivi medici, distinguendoli da quelli che non sono dispositivi medici;
2. la promozione di una ricerca interdisciplinare tra informatici, progettisti e medici, insieme ad esperti di etica, scienze cognitive e sociali, nella fase di progettazione, sperimentazione e valutazione delle applicazioni;
3. l’incentivazione delle industrie a produrre app effettivamente utili per la salute dei cittadini;
4. l’identificazione di responsabilità delle compagnie che producono app, nell’ambito dei profili di sicurezza e privacy;
5. l’istituzione di un osservatorio per il monitoraggio delle app con attinenza alla salute e la costituzione di siti e/o portali accreditati scientificamente;
6. la promozione di un’appropriata informativa e una trasparente comunicazione all’utente al momento dell’utilizzo dell’app, con una specifica attenzione ai minori;
7. l’implementazione della informazione ed educazione dei medici, al fine di consentire l’acquisizione di competenze specifiche nella consapevolezza della rilevanza di conservare e non impoverire il rapporto interpersonale con i pazienti;
8. la promozione di studi sull’impatto dell’uso delle app, in particolare sull’identità personale e relazionale;
9. il monitoraggio ed una adeguata educazione delle categorie particolarmente vulnerabili (minori, anziani, disabili) al fine di garantire la non discriminazione;
10. la promozione sociale di un uso critico delle nuove applicazione per la salute, evitando forme eccessive di salutismo e di medicalizzazione.

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Elenco Vitamine. Funzioni principali e fonti alimentari

Le vitamine sono indispensabili alla vita. Una loro carenza o ipervitaminosi puo’ provocare patologie anche mortali. Illustreremo sinteticamente a cosa servono le vitamine e in quali cibi è possibile trovarle e come assimilarle correttamente . Guida sintetica Alle vitamine e Classificazione delle vitamine:

La classificazione delle Vitamine

Vengono classificate in: “alimenti protettivi”, insieme ai sali minerali. Servono per regolare il ricambio di sostanze, ad esempio i grassi, gli zuccheri, le proteine, ecc.,  proteggono organi e mucose, favoriscono la crescita e tengono lontano il rischio di alcune malattie.
Le Vitamine ed i Sali minerali non vengono prodotti dal nostro organismo : è necessario assumerle attraverso l’ alimentazione. Infatti, la loro carenza può provocare malattie anche gravi.

Le vitamine si dividono in:

  • Liposolubili: solubili in grasso (sono: A – D – E – F – K)
  • Idrosolubili: solubili in acqua (sono: P – C – gruppo B)

E’ importante sapere che quando mangiamo cibi con vitamine liposolubili, ad esempio la A di cui ne è ricca la carota, dobbiamo ingerire grassi: olii, ecc., per riuscire ad assorbirle.
La stessa cosa vale per le idrosolubili, dobbiamo ingerire acqua nello stesso pasto, altrimenti le vitamine andranno perse.

Le vitamine liposolubili, come anche i grassi, vengono assorbite dall’organismo nell’intestino crasso, per poi entrare nel circolo sanguigno. Esse, possono accumularsi nel tessuto adiposo, insieme al grasso e anche nel fegato, difficile, peciò, avere casi di ipovitaminosi. invece, l’eccesso di grassi e di vitamine liposolubili possono causare danni ad organi interni.

Le vitamine idrosolubili vengono assorbite anch’esse dal crasso ma, a differenza di quelle liposolubili, vengono conservare nel nostro organismo per un breve periodo, per questo è difficile trovare casi di ipervitaminosi. Il nostro corpo, infatti, espelle gli eccessi di queste vitamine nelle urine e nel sudore. L’unica eccezione è per la vit. B12, la quale viene conservata nel fegato.

Stabilità e instabilità delle vitamine:

Le vitamine sono labili in determinate caratteristiche ambientali. Dopo la raccolta, alcune sono termolabili, cioè muoiono con il calore, altre sono sensibili alla luce, all’aria, all’acidità o all’alcalinità (basico).

Facciamo gli esempi:

  • Vitamina A:  sensibile al calore, alla luce, all’aria e all’acidità.
  • Vitamina B12: sensibile alla luce.
  • Vitamina C: sensibile al calore (muore subito  con una temperatura di 40° e dopo due giorni a temperatura ambiente), alla luce, all’aria e all’alcalinità (è infatti contenuta in cibi acidi come gli spinaci, i peperoni, la rosa canina, gli agrumi, ecc.)
  • Vitamina D: sensibile all’aria e all’acidità (basta esporre al Sole poche parti corporee, per pochi minuti tutti i giorni, o accumulato nell’estate, per fissare il calcio nelle ossa).
  • Vitamina E: sensibile al calore, alla luce e all’aria.
  • Vitamina K: sensibile alla luce e all’alcalinità.
  • Vitamina B1: sensibile al calore, all’aria e alcalinità.
  • Vitamina B2: sensibile al calore, alla luce e all’alcalinità.
  • Vitamina B3 o PP: resistente in tutte le condizioni.
  • Vitamina B5: sensibile al calore.
  • Vitamina B6: sensibile alla luce.
  • Vitamina B9: sensibile al calore, alla luce, all’aria e all’acidità.

Per ottenere un ottimo assorbimento delle vitamine, la scelta dei cibi, cotti o crudi, sarà quindi in base all’instabilità delle condizioni ambientali.
Ad esempio se si vuole mangiare Vitamina  C, si deve ingerire, quindi, il cibo che la contiene (esempio gli spinaci), deve essere, pero, raccolto da poco, crudo e ingerito con altri cibi acidi ma non con carboidrati (cibi alcalini), come la pasta, il riso o il pane.
Ricordo anche che gli ortaggi dovrebbero essere ingeriti appena o da poco raccolti, per l’inalterazione delle vitamine.
Oggi sappiamo che le verdure acquistate non sono sempre freschissime, quindi, se possibile, scegliere il proprio fruttivendolo (magari biologico) di fiducia.
Inoltre, è necessario sapere che, tutte le verdure e i frutti, non dovrebbero essere refrigerati (messi in frigorifero). Le molecole si alterano e si “raffreddano”, un pò come noi se uscissimo all’aria aperta con una temperatura di 4° , senza abiti.

Ipovitaminosi e ipervitaminosi: cosa causano:

  1. Vitamina A: la sua carenza provoca malattie oculari, lesioni cutanee o alle mucose, con infezioni locali. Il suo eccesso, provoca anoressia, astenia, problemi alla crescita ossea.
  2. Vitamina B1: la sua carenza provoca il Beri Beri, una malattia che compromette la forza muscolare, il sistema nervoso, il cuore e l’apparato circolatorio.
  3. Vitamina B2: la sua carenza può provocare ragadi ai lati della bocca, dermatiti seborroiche, congiuntiviti.
  4. Vitamina B6: la sua carenza provoca forme dermatologiche, eczemi e forme neuromuscolari degenerative. Nei lattanti provoca convulsioni, lesioni cutanee, anemia microcitica.
  5. Vitamina B3 o PP: la sua carenza provoca la Pellagra, malattia molto presente nel passato, per coloro che utilizzavano una dieta povera di proteine e ricca di farina di mais (polenta). Essa provoca astenia, anoressia, cefalea, dermatite, diarrea, demenza.
  6. Vitamina B9: la sua carenza provoca anemia ipercromica o megaloblastica (presenza nel midollo osseo di eritroblasti, ovvero cellule che devono maturare in globuli rossi ma che non riescono a raggiungere la loro maturazione), leucopenia (pochi globuli bianchi), trombocitopenia, alterazione di cute e mucose.
  7. Vitamina B12: la sua carenza può causare anemia megaloblastica o ipercromica, per il mal assorbimento di questa vitamina nell’intestino.
  8. Vitamina C: la sua carenza provoca lo Scorbuto, malattia da deficit dietetico, causa indebolimento della materia incementante all’interno delle cellule, provocando emorragie diffuse e ritardo nella guarigione di ferite. Nei bambino provoca lesioni ossee. Non sono state riscontrate malattie da eccesso di vit. C, solo pochi casi di calcolosi renale, anzi l’ipervitaminosi, sembra allontani il rischio di malattie infettive.
  9. Vitamina D: la sua carenza può provocare osteomalacia negli adulti, cioè un difetto nella calcificazione delle ossa, con dolori e fratture alle stesse. Il suo eccesso può provocare invece decalcificazione ossea e calcemia, cioè troppo calcio che si deposita nei tessuti molli come i reni (litiasi o calcolosi) e nelle pareti dei vasi. Nei bambini la sua carenza provoca rachitismo, non calcificano le ossa lunghe che rimangono molli e si deformano, con debolezza muscolare, atonia intestinale, stitichezza.
  10. Vitamina E: la sua carenza può provocare debolezza muscolare con necrosi focale dei muscoli striati, creatinuria (creatina, una sostanza dei muscoli che conserva l’energia ma che è presente nell ‘urina), anemia emolitica (distruzione eccessiva di globuli rossi).
  11. Vitamina K: la sua carenza in rari casi provoca emorragia. Nei neonati dopo molte terapie antibiotiche, la quasi assenza di flora batterica può provocare emorragia.

Principali funzioni per ogni vitamina e in quali alimenti si possono trovare:

Vitamina A: Retinolo Provitamina: Betacarotene, altri caroteni.

Fonti: Olio di fegato di pesci, fegato di mammiferi, latte, burro, formaggi, uova. Caroteni: verdure a foglia larga, carote, albicocche, burro, erbe aromatiche, radicchio, spinaci, crescione, erba cipollina, cicoria, bietole, cavolini di bruxelles, sedano, verdure arancioni. Funzioni: Costituisce la rodopsina (pigmento visivo). Promuove la sintesi delle glicoproteine e il mantenimento degli epiteli. Svolge un’azione protettiva contro il cancro.

Vitamina D: colicalciferolo

Fonti: Olio di fegato di pesci, fegato di mammiferi, pesce azzurro, latte, burro, uova. Funzioni: Regola il metabolismo del calcio.

Vitamina E: tocoferolo

Fonti: Verdure a fogli alarga, semi e frutti oleosi, oli, fegato, olio di germe di grano, oli vegetali, latticini, uova. Salvia, maggiorana, rosmarino, timo, basilico secchi e macinati.
Funzioni: Protegge i lipidi dalla ossidazione.

Vitamina K: Fillochinone, prenilmenachinone, menadione.

Fonti: Flora intestinale, ortaggi, spinaci, crocifere (fam. Cavoli), asparagi, piselli, fagioli, patate, pomodori, tè verde,  minime quote nelle carni.
Funzioni: Esplica azione antiemorragica: implicata nella trasformazione della protrombina attiva.

Vitamina B1: Tiamina.

Fonti: Lievito di birra, pericarpo e germe cereali, legumi, frutta, fegato, uova, latte.
Funzioni: Coenzima nel metabolismo degli idrati di carbonio, trasmissione dell’impulso nervoso.

Vitamina B2: Riboflavina

Fonti: Pericarpo e germe dei cereali, latte, uova, fegato, pesce, cereali integrali, legumi, ortaggi a foglia verde.
Funzioni: Costituisce i coenzimi FAD e FMN implicati nelle ossidazioni biologiche.

Vitamina B3 (PP): Acido nicotinico, nicotinammide.

Fonti: Lievito di birra, fegato, rene, carni magre, pesce, legumi, semi oleosi.
Funzioni: Costituisce i coenzimi NAD e NADP accettori-donatori di idrogeno nelle reazioni di ossido-riduzione.

Vitamina B5: Acido pantotenico.

Fonti: Lievito di birra, fegato, rene, trota, gorgonzola, , salmone, aragosta, carne, uova, cuticola dei cereali, arachidi, piselli secchi, soia, lenticchie, broccoli, cavolfiore e cavolo.
Funzioni: Costituisce il coenzima A.

Vitamina B6: Piridossina

Fonti: Lievito, cuticola cereali, fegato, cervello, carne, latte, baccalà, salmone, calamari, lenticchie, porri,  frutta
Funzioni: Costituisce il coenzima di almeno 60 enzimi implicati soprattutto nel metabolismo degli amminoacidi.

Vitamina B8 (H): Biotina.

Fonti: Lievito di Birra, fegato e frattaglie, semi oleosi, spinaci, funghi, uva, tuorlo d’uovo, legumi, carne.
Funzioni: Costituisce il coenzima delle decarbossilasi e transcarbossilasi.

Vitamina B9 (M): Acido folico.

Fonti: Lievito, fegato, asparagi, spinaci, verdure a foglia verde, fam. Cavoli, ortica, prezzemolo, menta, legumi, soia, cereali.
Funzioni: In forma ridotta FH4 costituisce un coenzima implicato nelle reazioni di trasformazione di unità monocarboniose.

Vitamina B12: Cianocobalammina.

Fonti: Alimenti di origine animale, pesci di aqua salata e dolce, uova, latte, formaggi.
Funzioni: Coenzima nelle reazioni di metilazione e riarrangiamento intramolecolare di gruppi monocarboniosi.

Vitamina C: Acido ascorbico.

Fonti: Frutta e verdure fresche, rosa canina, bacche di ribes rosso e nero, nespola, kiwi, papaia, agrumi, castagne, mora di rovo, mirtillo nero, lampone, fragola, ginepro, peperoncino piccante, , peperoni,  fam. Cavoli.
Funzioni: Coinvolta come sistema redox in molti metabolismi. Azione disintossicante, antiossidante. Rafforza il sistema immunitario.

Antonella Pibiri

Fonti:

Vitamine, il “succo” della vita, Giunti-Demetra
Nutrizione in naturopatia Luca Pennisi  Tecniche Nuove

Fonte: www.naturopataonline.org

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Italia controcorrente in Ue, potrebbe rimanere ‘ultimo’ Ssn universale

Roma, 1 giu. (AdnKronos Salute) – L’Italia potrebbe rimanere l’unico Paese in Ue con un sistema sanitario pubblico e universalistico. Una sorta di ‘Cuba del Vecchio continente’, l’isola dei Caraibi il cui livello di assistenza ai cittadini e ai malati è considerato anche superiore a quella Usa. Non è fantascienza: “Ma uno scenario molto plausibile se ci guardiamo attorno e osserviamo la crisi che vive la sanità in altri Paesi. Ma sopratutto dopo il discorso della Regina Elisabetta per l’insediamento del Governo Cameron e il passaggio sul futuro dell’Nhs, il sistema sanitario inglese, quello forse più simile al nostro Ssn in Ue”. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Walter Ricciardi, commissario dell’Istituto superiore di sanità e direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli-Università Cattolica di Roma.

“Nel passaggio dedicato all’Nhs, la Regina Elisabetta ha perso una grande occasione – spiega Ricciardi – una sensazione che mi è stata confermata anche da molti colleghi inglesi. Pur accennando con una dichiarazione d’intenti a futuri investimenti e rilanci dell’Nhs, la volontà è un’altra e il vero nodo è la sostenibilità del sistema. I medici – sottolinea l’esperto – sono preoccupati che nei prossimi 5 anni ci saranno tagli e ridimensionamenti operative. Già oggi in Inghilterra ci sono liste d’attesa per accedere dal medico di famiglia che arrivano ad una settimana”.

Il sistema sanitario universale è rappresentato in Ue dall’Italia, dal Regno Unito e dalla Spagna. Le tasse servono per finanziare l’assistenza sanitaria in base a un unico principio, graduato secondo le possibilità contributive di ciascuno. Poi c’è un modello intermedio ‘alla francese’. I cittadini d’Oltralpe scelgono il medico e pagano di tasca propria le cure, per poi ricevere un rimborso dallo Stato per una quota fissa. In Germania e Olanda predominano le assicurazioni. “La Francia sta affrontando una crisi economica molto forte – ricorda Ricciardi – e sta riflettendo su come integrare il suo modello basato in parte sulle assicurazioni con altre formule. In Spagna la situazione della sanità è grave, sono state bloccate alcune riforme e si chiudono molti ospedali. Secondo Ricciardi “viste queste situazioni di crisi ci sono molti elementi che mi fanno essere ottimista sul futuro del Ssn. In Italia – osserva l’esperto – c’è una discussione molto positiva tra i vari soggetti interessati, ma nessuno anche in Parlamento si sogna di mettere in dubbio l’universalità e il valore pubblico della sanità italiana”.

La regina Elisabetta in un passaggio del ‘Queen’s Speech’ (il tradizionale discorso con il quale ha illustrato al nuovo Parlamento, riunito nella Camera dei Lord) ha parlato di un programma di 5 anni per il National health service (Nhs), con investimenti e la volontà di garantire l’assistenza sanitaria in ospedale 7 giorni su 7. “Sono dichiarazioni d’intenti – osserva Ricciardi – ma per farlo servono molti più fondi di quelli promessi da Cameron in campagna elettorale”.

Un posizione confermata all’Adnkronos Salute anche dal Royal College of Physicians, che pur apprezzando le promesse del nuovo Governo sottolinea la necessità di “maggiori risorse e più personale sanitario se si vuole puntare su una sanità attiva 7 giorni su 7. Molti medici – avverte il Royal College of Physicians – già lavorano la sera e nei fine settimana per prendersi cura dei pazienti molto malati, ma non sempre hanno a disposizione i servizi di diagnostica e di analisi in quei giorni”.

La sanità nel Regno Unito è stata al centro della campagna elettorale e ora dopo la vittoria schiacciante dei conservatori di David Cameron le promesse del premier dovranno tramutarsi in realtà. L’inquilino di numero 10 di Downing Street ha parlato sui media inglesi di un progetto di rivoluzione per l’Nhs con un impegno per 8 miliardi di sterline extra ogni anno di finanziamento alla sanità pubblica fino alla fine della legislatura. Di nuove assunzioni di medici e infermieri. Secondo il sindacato dei medici inglesi, British Medical Association (Bma), “sette giorni di lavoro comporterebbero un costo supplementare per le casse dell’Nhs, fondi che devono essere trovati – ha spiegato Mark Porter, presidente del Bma al ‘The Guardian’ – C’è già una carenza di 30 miliardi di sterline, negli ospedali mancano di camici bianchi e infermieri, soprattutto nella medicina acuta e di emergenza dove l’accesso alle cure 24 ore su 24 è di vitale importanza”.

Dubbi sulla sostenibilità dei sistemi sanitari in Europa sono stati avanzati anche dall’European Steering Group (Esg) on Sustainable Healthcare nel Libro Bianco presentato lo scorso marzo a Bruxelles, con 18 raccomandazioni rivolte alle istituzioni, sia europee che nazionali, per sistemi sanitari più sostenibili. La colpa di questa crisi – secondo gli esperti – è riconducibile all’effetto combinato di invecchiamento della popolazione (il 37% degli europei avrà più di 60 anni entro il 2050), l’aumento delle malattie croniche e pressanti vincoli di bilancio, la sfida è quella di prestare una maggiore e migliore assistenza con risorse ridotte.

“Oggi si vive più a lungo – ricordano gli specialisti nel libro Bianco – e molte delle persone in età avanzata soffrono di malattie croniche. Nel contempo i Governi si trovano nella necessità di tagliare i bilanci. La società europea si evolve e i sistemi sanitari devono adattarsi a questi cambiamenti: offrire un’assistenza maggiore, migliore, erogata con modalità diverse e a costi più bassi”. Le 18 raccomandazioni stilate dal gruppo Esg riguardano 3 temi principali: prevenzione e intervento precoce, maggiore empowerment e responsabilizzazione dei cittadini, riorganizzazione nell’erogazione delle prestazioni sanitarie.

“Nel Patto per la salute – conclude Ricciardi – ci sono le premesse per il rilancio e il consolidamento della sanità italiana, è quello infatti lo strumento per puntare a mantenere un sistema universalistico e solidaristico. Tutti i soggetti interessati sono orientati ad offrire a tutti i cittadini le migliori cure possibili, senza negare a nessuno l’accesso alla cure, come prevede la nostra Costituzione”.

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